Coronavirus

Lopalco: "Non mi fido soltanto di R0, il Governo valuti anche altri indicatori"

L'epidemiologo Pierluigi Lopalco invita a non fidarsi soltanto del fattore R0 e valutare tanti altri paramenti prima della riapertura con la fase due. "Il Governo dovrebbe analizzare alcuni indicatori" e sottolinea come, anche nel momento dei "contagi zero", "non vuol dire che il virus non sia presente su quello stesso territorio"

Lopalco: "Non mi fido soltanto di R0, il Governo valuti anche altri indicatori"

"Prima di allentare il lockdown e tornare progressivamente ad una ripresa delle attività produttive e sociali, il Governo dovrebbe analizzare alcuni indicatori". Si è espresso così il Prof. Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa e coordinatore della task force per le emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, in un intervento sul portale "Medical Facts" del virologo Roberto Burioni.

L'R0 è insufficiente

L'epidemiologo, in vista della riapertura parziale delle attività con la fase due, mette in guardia dal fidarsi soltanto di un paramento, il tanto discusso R0, ovvero "l'indice di contagiosità" che rappresenta il numero medio di contagi che ogni individuo può causare ad altre persone. In questo momento, in Italia è sceso allo 0,8. "Non mi fiderei del valore di R0 che indica quante persone infetta un paziente positivo al nuovo Coronavirus, né tanto meno del numero di casi che tende a zero", afferma Lopalco.

Tutte le domande di Lopalco

Per riaprire in sicurezza, come si legge su AdnKronos, il docente suggerisce anche altri parametri da considerare. "Servirebbe che almeno 4 o 5 degli indicatori - incalza Lopalco - che rappresentano solo un piccolo esempio, avessero un valore soddisfacente rispetto a uno standard".

Il Professore elenca cosa serve davvero: "Quanti tamponi per mille abitanti si riesce a fare in una settimana? Quanti tamponi sul totale risultano positivi? Qual è la quota di casi di Covid-19 registrati dal sistema di sorveglianza di cui non si conosce l'origine? Quanti focolai di trasmissione (catene di contagio) sono ancora aperti? Qual è la quota di casi Covid-19 che giungono alla segnalazione per la prima volta come 'casi gravi' ? Esiste un sistema di sorveglianza di 'tosse e febbre' diffusa sul territorio attraverso pediatri di famiglia e medici di medicina generale che segnali precocemente eventuali focolai epidemici? Esiste un sistema di allerta che in tutti gli ospedali del territorio sia in grado si segnalare un eccesso di ricoveri di malattia respiratoria acuta grave?".

"Sistema di sorveglianza"

L'epidemiologo, anche se d'accordo con l'allentamento del lockdown, si domanda su quali basi il Governo "dovrebbe decidere di modificare le attuali misure di distanziamento sociale". L'esperto ricorda che "quello che si notifica sono le segnalazioni dei tamponi positivi da parte dei laboratori. Chi ha l'infezione da Sars-Cov-2, ma risulta negativo al tampone, non viene segnalato. Chi ha una polmonite e non gli si fa il tampone non viene segnalato. Chi muore e non aveva fatto il tampone non viene segnalato". In questo senso, "un sistema di sorveglianza" è "ben diverso da un registro di malattia" che "ha come caratteristica principale la completezza".

"Zero casi non significa virus estinto"

Si fa un gran parlare del momento in cui si arriverà ai "contagi zero" ma Lopalco spiega che "anche avere zero casi notificati in un certo territorio non vuol dire certo che il virus non sia presente su quello stesso territorio". Sui modelli e sui numeri che sono utilizzati quotidianamente per monitorare la pandemia, l'esperto dice di fidarsi di questi strumenti "ma bisogna essere consapevoli che il fattore di sottostima esiste, può essere importante, e bisogna quindi dare a queste stime e modelli il giusto peso".

È per questa ragione che auspica "un'accurata sorveglianza epidemiologica" dei territori.

"Solo allora saremmo sicuri che i dati rivenienti dal sistema di sorveglianza ci forniscono informazioni affidabili".

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