La "spia" dei vulcani: dove e quando possono risvegliarsi

Alcuni ricercatori italiani hanno scoperto il modo per prevedere l'eruzione di alcune tipologie di vulcani alcune settimane prima: ecco qual è la spia e quali sono i prossimi obiettivi

La "spia" dei vulcani: dove e quando possono risvegliarsi

Dopo anni di studi e ricerche, è stato fatto un enorme passo in avanti per "prevedere" quando alcune tipologie di vulcani stanno per eruttare: la notizia arriva direttamente dall'Italia grazie ad alcuni ricercatori guidati dal prof. Federico Galetto dell'Università americana "Cornell" e il prof. Valerio Acocella dell'Università Roma Tre. Nella fattispecie, una "spia" fungerà da indicatore già alcune settimane prima della potenziale eruzione. Attenzione, però: non vale per tutte le tipologie di vulcano ma soltanto per quelli chiamati a "caldera basaltica".

Qual è l'indicatore

Per citarne uno, il Kilauea delle Hawaii fa parte di questa categoria ma l'obiettivo è allargare il sapere anche su altre tipologie di vulcani e di lave. "Nonostante i vulcani prima di eruttare forniscano generalmente una serie di segnali anticipatori, la capacità effettiva di predirne con precisione l'eruzione è ancora poco accurata", ha affermato all'Ansa Acocella. Ma quale sarebbe questa spia, il segnale che ci si deve preparare a un'eruzione? Si tratta del "tasso di alimentazione magmatica", in pratica quantità e velocità con cui il magma si accumula sotto il vulcano alcune settimane o addirittura mesi prima di una potenziale eruzione. Oltre a strumenti già in uso, vengono in aiuto anche i satelliti che fotografano se un terreno e più o meno deformato rispetto a prima.

Le diverse tipologie di vulcani

Nel mondo esistono varie tipologie di lave e vulcani: alcune eruzioni possono essere esplosive o effusive. Indipendentemente dal tipo di lava, i vulcani vengono generalmente classificati con 4 diverse tipologie: hawaiano, stromboliano, vulcaniano e peleano. Sono talmente tanti che ognuno di loro ha caratteristiche diverse anche con un altro della stessa tipologia, ecco la difficoltà di trovare un unico medoto che andasse bene per tutti. "Le previsioni finora erano focalizzate su specifici vulcani ben monitorati ma con il nostro studio siamo riusciti a identificare un indicatore molto attendibile con cui prevedere con altissima precisione, e con settimane di anticipo, l'eruzione di tutta una tipologia di vulcani, quelli con caldere basaltiche", ha spiegato Acocella.

Il prossimo obiettivo

Lo studio è consultabile da tutti e pubblicato su Nature Geoscience. Grazie a questo nuovo parametro, la precisione nel prevedere un'eruzione passa dall'attuale 50% all'89 o addirittura 100% dei casi in base a tutta una serie di incastri che si vengono a creare. L'obiettivo è estendere questa possibilità anche ad altre tipologie come è l'enorme caldera dei Campi Flegrei. "Ma con nuovi dati e maggiori risorse umane ed economiche sono convinto che sarà possibile in pochi anni migliorare le previsioni delle eruzioni per la gran parte di vulcani", ha concluso Acocella.

L'Etna, il vulcano più alto e attivo d'Europa, è anche uno dei più monitorati al mondo: tutte le recenti attività parossistiche sono state precedute da un aumento del tremore vulcanico e alcuni indicatori che segnalavano il flusso di lava in risalita.

Nel giro di poco tempo (a volte anche minuti), dai vari crateri sommitali si sono alzati chilometri di colonne di cenere accompagnati da lapilli e magna "sparato" a festa. In questi casi, il "Gigante buono" o "Mamma Etna" come la chiamano i catanesi non desta particolari preoccupazioni ma è uno spettacolo che richiama turisti da tutto il mondo.

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