Scuola, alunni in classe 1.600 ore in più

Una ricerca della Uil scuola rivela che la media delle ore di insegnamento nella fascia di età dai 7 ai 14 anni nei paesi europei è di 6.652. Il paese dove si passa più tempo in aula è appunto l’Italia 8.316 ore. In Finlandia bastano 5.753 per avere le performance migliori nella Ue

La quantità, purtroppo, non significa qualità. Gli studenti italiani passano molto più tempo nelle aule scolastiche rispetto alla maggioranza degli altri alunni europei ma con scarsi risultati visto che nelle classifiche stilate a livello internazionale le performance dei giovani italiani sono molto inferiori alla media Ue.
Una ricerca della Uil scuola, che ha confrontato tra gli altri i i dati forniti da Eurydice (una rete di informazioni sul tema dell’istruzione che fa riferimento alla Commissione Ue) rivela che la media ore di insegnamento nella fascia di età dai 7 ai 14 anni nei paesi europei è di 6.652. Il paese dove si passa più tempo in aula è appunto l’Italia con 1.980 ore nella fascia d’età 7-8 anni anni, 3.069 dai 9 agli 11 anni, 3.627 dai 12 ai 14 anni. Per un totale di 8.316 ore. Ovvero esattamente 1.664 ore in più rispetto alla media. Segue l’Olanda con 7.700 ore; Francia 7.432; Irlanda 7.425 e Spagna 7.364.
La Finlandia, di solito alla guida di tutte le classifiche per quanto riguarda la preparazione dei suoi alunni, tiene in classe i suoi studenti soltanto per 5.753 ore. Ovvero con oltre 2.500 ore in meno passate in aula i ragazzi finlandesi stracciano i nostri come preparazione. Un dato sul quale è obbligatorio riflettere.
La Uil scuola tiene però a sottolineare che le tante ore a scuola in Italia sono il risultato dell’applicazione del tempo pieno nella scuola primaria e del tempo prolungato nella scuola media che, per Massimo di Menna segretario generale Uil «rappresentano una tipicità italiana fortemente positiva non altrettanto diffusa in Europa».
I dati però sembrano confermare che purtroppo spesso le classi si trasformano in parcheggi per i più piccoli anche per supplire ad un welfare inesistente nel nostro paese.
In rapporto al Pil il nostro paese spende poco per l’istruzione e quel poco serve più che altro a coprire gli stipendi del personale. La media Ue è del 5,44, Sotto troviamo la Slovacchia con il 4 per cento mentre l’Italia registra il 4,70. Molto poco se paragonato al ’8,7 della Danimarca.
La Uil punta il dito contro la burocrazia sottolineando che l’ammnistrazione produce carta in eccesso. Soltanto nel 2010 il ministero dell’Istruzione tra note, circolari, decreti, direttive ha pubblicato 512 provvedimenti. Nel 2011 486, nel 2012 da gennaio ad agosto sono stati emanati ben 261 provvedimenti, quasi due al giorno a cui vanno ad aggiungersi quelli regionali, provinciali, comunali. E se è vero che sono stati inviati per via telematica è pure vero che le singole scuole li hanno dovuti stampare e protocollare. Un carico di lavoro e di spese in più, osserva la Uil, «tutto italiano».
Un altro dato che sorprende è quello sull’affollamento delle classi. Da un paio d’anni infatti si parla di classi pollaio ma il dato europeo sul rapporto medio degli studenti per classe vede l'Italia con un valore medio di 21,3 studenti, identico alla media europea. In Finlandia la media è più bassa, 20,3. Ma ad esempio nell’efficiente sistema scolastico tedesco gli alunni sono 24,7 per classe.
É assolutamente vero invece che gli insegnanti italiani guadagnano meno a parità di carriera dei loro colleghi ue. Nel dettaglio, se un insegnante italiano di scuola media ad inizio carriera guadagna 24mila euro (la media Ue è di 28 mila) un collega tedesco ne guadagna 42 mila, uno spagnolo 34 mila. Al massimo della carriera, dopo 35 anni, un docente di scuola superiore in Italia arriva a guadagnare quasi 39 mila euro lordi l'anno ( la media Ue è di quasi 49 mila) un tedesco ne guadagna 63 mila, uno spagnolo 48 mila, un francese 47 mila. Va inoltre considerato che, avendo l'Italia il carico fiscale tra i più alti,la differenza , al netto è anche maggiore.


Infine è vero che gli studenti italiani escono dalle superiori con uno o due anni in più rispetto al resto d’Europa? No, i dati mostrano chiaramente che i 27 paesi europei si dividono abbastanza equamente tra quelli che terminano il percorso scolastico a 18 anni (13 paesi tra cui Spagna e Francia ) e quelli, come l’Italia, la Germania, la Danimarca che lo terminano a 19 anni (15 paesi in tutto). Romania e Finlandia offrono due opzioni (18/19 e 17/19 se si continua il ciclo di studi).

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