Cultura e Spettacoli

Il Cinema spegne 120 candeline

Il cinema compie 120 anni e gode ancora di ottima salute: nella sua vita gli acciacchi non sono mancati ma i successi lo hanno elevato a mito senza tempo

Il Cinema spegne 120 candeline

Cosa sarebbe un mondo senza cinema? Sicuramente un mondo meno ricco di sogni e speranze. Il cinema nacque nel lontano 28 dicembre 1895 e, da allora, ha iniziato una scalata senza fine: una bella riuscita per quella che veniva considerata "invenzione senza futuro". Molti erano gli scettici alla sua nascita e molti lo sono anche ora, ma oggi sembrano davvero poche le persone che non si sono mai appassionate a una pellicola in vita loro.

Facciamo un passo indietro, però: il cinema ha preso vita grazie alle intuizioni geniali di alcune persone che, tuttavia, non divennero famose per questo. Thomas Edison e il suo operatore William Dickson avevano già inventato nel 1889 il kinetoscopio, uno strumento dentro il quale, con un singolo oculare, si potevano vedere immagini in momento. Il motivo per cui il kinetoscopio non può essere considerato vero e proprio cinema è perché non coinvolse le masse. La sua struttura faceva in modo che una sola persona potesse vedere nella macchina, invece il proiettore nelle sale fu un evento con una portata sociale e sensoriale fuori da ogni immaginazione per le persone di quell'epoca.

I veri inventori del cinema, per come lo conosciamo oggi, sono stati i Fratelli Lumiére. L'inizio della gloria di Auguste e Louis risale proprio a 120 anni fa, quando un gruppo di persone si riunì al Grand Café del Boulevard des Capucines di Parigi per la prima proiezione pubblica dei loro dieci cortometraggi: si cominciò con "La Sortie de l'usine Lumière à Lyon" (L'uscita dalle officine Lumière a Lione) e si proseguì con gli altri, tra i quali anche uno a carattere comico," L’arroseur arrosè" (L’innaffiatore innaffiato).

Qualche giorno dopo questo primo incontro con le pellicole, il 6 gennaio dell'anno successivo venne mostrato "L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat" (L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat), che provocò un certo smarrimento tra il pubblico, tanto che alcuni spettatori scapparono dalla sala alla vista del treno sullo schermo. Il linguaggio del cinema non era ancora comprensibile.

Ma il paradosso del linguaggio cinematografico è proprio il fatto che più lo stile è semplice e più dagli spettatori non verrà assorbito come quotidiano e vicino a loro. Per diventare decodificabile, il linguaggio della pellicola ha dovuto subire un secolo di interventi, fino a diventare quello che è oggi: una finzione percepita come realtà.

Ironia della sorte, nonostante alcuni consensi, i Fratelli Lumiére - un po' delusi dall'amaro riscontro - decisero di occuparsi di altro e la storia del cinema passò in altre mani francesi, quelle di Georges Méliès. Illusionista di mestiere, dette una connotazione artistica alla mera registrazione di immagini sequenziali, capì che le inquadrature potevano diventare più di una (sempre però con la camera fissa e non in movimento) e che i personaggi avrebbero potuto prendere vita e muoversi sullo schermo per "narrare" una storia. Nacque così, ripreso dalla letteratura, il film a più inquadraure e con i primi effetti speciali: "Voyage dans la lune" (Viaggio nella Luna) del 1902, capostipite della fantascienza. Il regista Martin Scorsese, proprio per la sua importanza, ha dedicato il film "Hugo Cabret" proprio al visionario Georges Méliès.

Il percorso è ben più complesso ma, da Méliès in poi, con alcune piccole - ma enormi - aggiunte come il sonoro e i colori sulla pellicola, il cinema è diventato un mito: strumento di propaganda di idee e rivoluzioni, creatore di sogni, mezzo di comunicazione e di scoperta e di trasmissione di emozioni.

Con la nascita dei generi e delle star, il cinema si è instaurato con un sistema talmente denso e articolato che non è più possibile capire se sono i costumi della società a influenzarlo oppure è la società stessa a cambiare forma grazie a esso.

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