Da dieci anni orfani di Faber Ascolta e vota le sue canzoni

L'11 gennaio del 1999 moriva l'interprete di "Bocca di rosa" e "Via del campo". Ascolta le canzoni più belle del cantautore genovese e vota la tua preferita. Guarda il calendario delle commemorazioni

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Dai "bassi" alla chitarra L'11 gennaio del 1999, all'Istituto dei tumori di Milano, moriva Fabrizio De Andrè, al termine di una lunga malattia. Se ne andava, dieci anni fa, uno dei cantautori più significativi del panorama italiano. Genovese di nascita, aveva iniziato a muovere i primi passi sulla pavimentazione sconnessa di Via Prè, nel Porto Antico, fra quelle prostitute e quei diseredati che, come fantasmi, compariranno e scompariranno da tutte le sue canzoni.

Da borghese a bohemien Nato nel 1940 da una famiglia dell'alta borghesia genovese, indirizzato agli studi giuridici dal padre, a sei esami dalla laurea decise di abbandonare e imboccare la strada della musica. A influenzare la scelta di Fabrizio anche le amicizie di quel periodo: Bindi, Tenco e Paoli. Una vita sregolata e all'insegna della bohème che lo porta a incontrare persone di tutte le estrazioni e a cercare di sbarcare il lunario con lavori precari e saltuari. In questi anni si guadagnerà da vivere suonando anche sulle navi da crociera con l'amico Paolo Villaggio.

Il successo Un successo sofferto e raggiunto con costanza e pervicacia. Nel 1961 esce il suo primo 45 giri ma il primo grande successo arriva con La canzone di Marinella, scritta per Mina. Gli anni fra il '68 e il '73 sono i più proficui per De Andrè, che iniziò  in quel periodo la serie dei concept con Tutti morimmo a stento, a cui segue La buona novella. Un crescendo creativo che culmina nel 1971 in Non al denaro, non all'amore né al cielo, ispirato da alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters; le musiche sono composte insieme all'amico Nicola Piovani.

Nella storia della musica Un autore schivo e riservato, un vip suo malgrado che ha scritto alcune delle pagine più belle della storia della musica. Perfezionista nella ricerca sonora, attento alle liriche d'oltralpe e maniacale nell'utilizzo di suono particolari e rari, fossero mediterranei o medioevali. Tutto unito a un'analisi dissacrante e anarchica della vita, della politica e della religione. Da Bocca di rosa a Don Raffae', fruga fra le miserie dell'umano per tirarne fuori musica e poesia.

"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior" 
Fabrizio De Andrè

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Pagina a cura di Roberto Bonizzi e Francesco Maria Del Vigo

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