Dieci secoli tra brindisi e boccali. Storia dell'Europa in 24 birre

Pinte e pinte di geopolitica nel saggio di Rissanen e Tahtavainen

Dieci secoli tra brindisi e boccali. Storia dell'Europa in 24 birre

«L' articolo 108 del Codice di Hammurabi del XVIII secolo a.C. stabiliva che la birra dovesse essere venduta al prezzo dell'orzo, e che se la tenutaria di una taverna applicava un sovrapprezzo doveva essere condannata e gettata in acqua». È da certi dettagli che si misura una civiltà. In fondo i veri bevitori l'hanno sempre saputo che il primo rumore dopo il Big Bang è stato il fizz di una birra appena stappata. E anche se l'origine della bionda è ben più recente di quella dell'universo, è sorprendente per noi abitanti delle «terre del vino» (in opposizione a quelle che Tacito definisce «terre della birra») scoprire quanta storia scorra tra quelle bollicine: le prime tracce di fermentazione dell'orzo risalgono a reperti dell'età della pietra.

Due storici finlandesi, Mika Rissanen e Juha Tahtavainen, hanno compiuto l'impresa di imbottigliare in un libro appena uscito una storia geopolitica della birra nel nostro continente (Storia dell'Europa in 24 pinte, edizioni Utet). Dieci secoli di storia tra brindisi e boccali, corti reali e birrerie, campi di battaglia e innovazioni tecnologiche, leggendo in una prospettiva nuova, quella di una bevanda ormai amatissima in tutto il mondo, ciò che affratella e ciò che divide l'Europa latina e quella nordica. A partire dalla fede.

Altro che le tenzoni tra i fan dell'eurorigore e gli spendaccioni del Sud. Greci e Romani, abitanti di terre vocate alla coltivazione vinicola, disprezzavano la birra, l'orzo lo davano alle bestie e consideravano la birra roba da barbari. Fu la Chiesa, con l'evangelizzazione dei Paesi nordici, a capire il potenziale unificante di lager e stout. Non a caso nella Bibbia, alle nozze di Cana Gesù tramuta l'acqua in vino, ma nelle storie dei santi del Nord Europa si distingue quella di san Colombano narrata nel libro: «Il servitore portò i pezzi di pane e la birra a Colombano, il quale alzò lo sguardo al cielo e recitò: Gesù Cristo, salvatore del mondo, tu che hai sfamato cinquemila tuoi discepoli con cinque pani, fa che questi pani e questa bevanda diventino altrettanto tanti! Il miracolo avvenne. Tutti poterono mangiare a sazietà e bere tanto quanto vollero». La moltiplicazione dei pani e delle birre. Suona familiare?

L'espansione della birra da allora non conosce soste. Perfino il paese della vodka non è immune. La bionda già esisteva in Russia, la birra scura è invece tra le usanze importate da Pietro il Grande. Gli autori ricordano che lo zar «europeizzatore» delle steppe doveva il suo soprannome alla statura fisica, due metri e tre centimetri di altezza, ma anche a quella «morale»: «Sul campo di battaglia era il più coraggioso, come uomo di Stato era il più lungimirante di tutti e in caso di bagordi, il più assetato. Le quantità di vodka che lo zar era capace di bere, avrebbero portato i meno allenati dritti all'altro mondo». Lo zar trascorse parte del suo soggiorno a Londra in un pub in Norfolk Street dove «assaggiò la birra scura tanto amata dagli scaricatori del porto». «In un'illustrazione del tempo mostra - rievoca il volume - una cameriera che sta riempiendo il boccale di Pietro e si racconta che lo zar ridendo, l'abbia fermata e le abbia detto. Lascia perdere il bicchiere. Dammi la brocca!». Inevitabile che durante l'edificazione di San Pietroburgo importasse la birra stout, avendo constato che gli effetti erano meno devastanti di quelli della vodka. Nelle stesse corti, del resto, Caterina la Grande si distinse per le capacità di bevitrice. E non era l'unica donna della storia, visto che anche Sissi, l'imperatrice d'Austria, ne era appassionata.

La birra unisce l'Europa e contribuisce all'innovazione tecnologica. I primi treni a vapore cominciano a trasportare passeggeri sferragliando in Inghilterra nel 1830, ma sei anni dopo fu la prima linea tedesca, la Norimberga-Furth, a sperimentare il trasporto di merci, con un viaggio di prova seguito da giornalisti di tutta Europa. Il carico? «Due barili di birra del birrificio Lederer e un pacco di giornali Allgemeine Handelszeitung caricati sulle panchine esterne della prima carrozza passeggeri». La birra arrivò particolarmente fresca, pare.

Anche la politica, del resto, ha una storia alcolica: «Sebbene Hitler fosse figlio dei caffè di Vienna e della loro tradizione oratoria, e sebbene lui stesso abbia dichiarato di essersi dovuto un po' abituare all'andazzo delle birrerie tedesche, che a tratti considerò luoghi decisamente triviali, imparò presto a muoversi nelle Bierhallen di Monaco come a casa sua, eleggendole a luogo prediletto per la propaganda delle sue idee». Nei pub inglesi nasce invece un vero classico della letteratura fantasy: Il signore degli anelli. J.R.R. Tolkien e il suo circolo letterario bevevano regolarmente al The eagle and the child.

E l'Italia? Gli storici finlandesi dedicano un capitolo alla Peroni e all'arma infallibile che usò per sfondare nel Paese dei vigneti: bionde modelle mozzafiato nelle pubblicità. Così siamo entrati nell'Europa unita della birra. I soliti buongustai.

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