C’era un tempo in cui si andava ad Appiano Gentile e si potevano fare due chiacchiere in libertà con Giovanni Trapattoni o con Osvaldo Bagnoli, per non dire di Bersellini ed Helenio Herrera. C’era un tempo in cui si poteva andare a Milanello e mettersi in disparte liberamente ad intervistare Franco Baresi o Ruud Gullit, per non dire di Liedholm e Nereo Rocco. C’era un tempo in cui ci si poteva sedere in aereo, al ritorno da una trasferta, di fianco a Facchetti, a Paolo Rossi o a Platini. C’era un mondo del pallone in cui non dovevi fare domande in carta bollata per poter conferire con un laterale sinistro per poi farti recapitare dall’addetto stampa un esterno di centrocampo o un centrale basso del rombo.
Roba del secolo scorso, sepolta con il metodo e il sistema, il catenaccio e il contropiede. Roba cancellata dal fatidico spartiacque del ’95-96, l’anno in cui il calcio è entrato nel mondo del merchandising abolendo i numeri dall’1 all’11, mettendo i cognomi sulle spalle e spalancando la fantasia ai 44 e ai 99, in attesa di poter finalmente sforare in terza cifra. L’anno di (dis)grazia ’95-96 è quello che ha fatto entrare il calcio nel Duemila, nell’era dei combattutissimi campionati a venti squadre, tutti risolti sul filo di lana, nell’era degli anticipi e dei postici a tutte le ore, dei mercoledì notturni di campionato in gennaio a sette gradi sotto zero, tanto quello che conta è la Tv, del calcio che verrà proposto anche all’ora di pranzo e servito con lo spezzatino.
L’ultima idea del calcio postmoderno è quella che sarà oggi all’esame dell’assemblea straordinaria della lega di serie A, in cui si discuteranno i «criteri di ripartizione dei proventi derivanti dalla licenza in forma centralizzata dei diritti relativi alle conferenze stampa dei giorni pre-gara e alle riprese degli allenamenti», ovvero delle interviste del giorno prima della partita, regolarmente monetizzate per poter raschiare fino in fondo il barile delle Tv. Per sentir dire che «sono a disposizione del mister» o che «la formazione la deciderò solo all’ultimo minuto», o magari per vedere Josè Mourinho che sbuffa nel microfono spiegando che ci concede il suo parere solo perché c’è un contratto che lo obbliga.
Dal prossimo anno le Tv pagheranno per trasmettere le interviste anche nell’intervallo, per farci sentire che cosa si dicono negli spogliatoi.
Tra un po’ venderanno anche la diretta dei bagni e massaggi del lunedì o delle partite di biliardo durante i ritiri. Business is business, soprattutto per chi deve mantenere tre allenatori all’anno o rinnova contratti milionari a giocatori strabolliti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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