E sul debito pubblico storica vittoria del governo italiano

Passa la linea Tremonti sia sul calcolo del "rosso" di bilancio sia sulla solidità del nostro credito

Il Consiglio europeo ha deciso che la tassazione delle banche per costituire un fondo allo scopo di soccorrerle sarà facoltativo. Inol­tre, la sostenibilità del debito pub­blico sarà calcolata non con il rap­porto tra il debito pubblico e il Pil, ma con riferimento al debito com­plessivo rispetto al Pil. Due succes­si per la delegazione italiana guida­ta da Silvio Berlusconi. Infatti, il problema della crisi delle banche non ci riguarda. Noi non abbiamo avuto bisogno di soccorrerle e non sono in vista, o prevedibili, esigen­ze di questo genere perché i para­metri patrimoniali dei nostri istitu­ti di credito sono buoni. I banchie­ri italiani forse sono dei bancari, non dei finanziari e, quindi, non hanno fatto mirabolanti operazioni sui derivati o sui subprime o sui titoli ad alto rischio.

E l’Italia ha quindi dichiarato che non tassa le banche allo scopo di soccorrerle perché non ne ha motivo. Il secondo successo, più importante del primo e a esso connesso, riguarda il nuovo indice di sostenibilità del debito in cui accanto al debito pubblico si metterà il debito netto dei privati, composto dal debito netto del risparmio delle famiglie, delle banche e delle imprese. In Italia le famiglie vantano un grosso risparmio netto, in altri Stati hanno un debito che quasi eguaglia o addirittura supera il loro patrimonio e quindi hanno un esiguo risparmio netto. Il nuovo indice ci consente di figurare molto meglio, in assoluto e in confronto ad altri Paesi, rispetto al semplice rapporto tra debito pubblico e Pil: siamo a 235, poco distanti dalla Germania, che è a 204, e siamo messi meglio della Francia e di quasi tutti gli Stati europei. Poiché questa innovazione riguarda l’interpretazione del patto di stabilità relativo al Trattato di Maastricht, non saremo sottoposti a una procedura europea di infrazione per il fatto che il nostro debito pubblico è arrivato al 115% del Pil.

Calcolando i patrimoni privati, siamo a quota 235. Non è un trucco statistico. Uno Stato risulta solvibile se lo sono i soggetti che lo compongono. L’Italia non ha aumentato le imposte per ridurre il deficit al 2,7% entro il 2011, ma sta di fatto che ha una ampia base di tassazione di famiglie e imprese su cui far leva per pagare gli interessi del debito pubblico che sono il 5% del Pil. E le nostre emissioni di debito pubblico hanno un’ampia domanda, in primo luogo da parte delle famiglie, delle associazioni, delle banche, dei fondi di investimento collocati in Italia, dato che i nostri operatori economici e finanziari e le famiglie stesse annoverano risparmi da impiegare. Il nuovo metodo di calcolo europeo di sostenibilità del debito dei Paesi membri dell’Unione sarà di pubblico dominio e certificato da Bruxelles, in quanto valido per il Patto di stabilità europeo.

E ciò ha un’importante conseguenza positiva, per le valutazioni che fanno gli operatori finanziari italiani, europei e internazionali. Infatti essi sino ad ora per le loro scelte di impiego e disimpiego del risparmio si sono avvalsi dei giudizi delle agenzie internazionali di rating. In molti casi si tratta di operazioni che sono fatte dal computer del responsabile degli investimenti finanziari, sulla base di schemi prestabiliti, per cui se un debito di uno Stato perde un segno + di fianco alla A o addirittura passa dalla A alla B, automaticamente viene l’ordine di vendere anziché di comperare i titoli di quello Stato. E arriva la disposizione di acquistarli solo se il tasso di interesse ha un divario abbastanza alto rispetto a quello dei titoli tedeschi, i Bund, da rendere appetibile l’investimento nonostante il rischio così stimato. Adesso le cose cambiano.

C’è un indice ufficiale che contiene, con un metodo prestabilito, i parametri che l’Ue adotta, allo scopo di valutare la sostenibilità dei debiti degli Stati membri e di ordinare loro azioni correttive oppure no. Va aggiunto che anche la Bce terrà conto di tale indice di sostenibilità, nelle sue politiche di acquisto di titoli pubblici europei o di accettazione di essi come garanzia di prestiti erogati alle banche. E ciò non perché essa segua le direttive di Bruxelles, da cui è autonoma, ma perché sa che Bruxelles interviene sugli Stati membri che non rispettano i parametri di sostenibilità.

È chiaro che se Berlusconi è riuscito a ottenere questo risultato non è solo per la sua capacità di negoziato tecnico, ma anche perché ha appena fatto per decreto una manovra correttiva che dà credibilità all’Italia. E dunque, chi sciopera e fa manifestazioni di piazza contro questo decreto, dimostra di non avere capito nulla.

 

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