da Milano
«Paghi uno e venite in due». L’assessore al Turismo sta dando fondo alla sua fantasia napoletana per arginare la fuga dei turisti dalla monnezza. Superpromozioni, prezzi stracciati, ingresso scontato nei musei, escursioni regalate. Un piano in quattro punti presentato agli operatori del settore durante un’unità di crisi infuocata. Ma l’impresa è ardua, fintanto che lo sfondo delle foto ricordo saranno le muraglie di spazzatura invece del golfo e Napule. «È l’11 settembre del turismo» dicono le associazioni di categoria, che impallidiscono davanti al conto delle presenze a Napoli dall’inizio di questa emergenza. Gli albergatori denunciano 500mila turisti in meno nel 2007 rispetto alla media annua, un’emorragia che sarebbe «costata» ai gestori di hotel la bellezza di 15 milioni di euro. Soldi che gli albergatori campani sono però intenzionati a chiedere indietro, con una causa di risarcimento danni già fatta notificare alla Regione Campania, alla Provincia e al Comune di Napoli.
Insieme agli albergatori ci sono anche Confcommercio e le agenzie di viaggio, che chiedono addirittura lo stato di crisi «come dopo l’attacco alle Twin Towers del 2001», quando ci fu un calo del turismo paragonabile a quello di queste settimane. Il danno quantificato per il settore turistico nel 2007 è impressionante: 70 milioni di euro. L’assessore regionale Marco Di Lello vede molto buio, rimbalzando però la responsabilità all’amministrazione comunale: «Napoli rischia di trascinare in basso l’intera regione - dice al Mattino -. Noi investiamo un miliardo e 770 milioni per il turismo, Napoli un milione e mezzo, l’1 per cento del bilancio comunale, del tutto insufficiente».
Gli alberghi di Napoli ricevono raffiche di disdette a breve e medio termine. Congressi nazionali e internazionali cancellati, vacanze dirottate in altri lidi. Ma anche se l’epicentro del collasso turistico è Napoli (il caso del Grand Hotel Vesuvio, 148 camere libere su 160 per questo week end), è l’intera regione a risentirne. In penisola Sorrentina e in costiera Amalfitana la situazione è pesante, i turisti fuggono, quelli in arrivo mandano lettere per annullare le prenotazioni. Ischia e Sorrento sono sommerse da rifiuti dopo aver resistito miracolosamente fino a Capodanno. E i registri per i prossimi mesi sono paurosamente bianchi. «Il tasso di disdetta per i prossimi week end fino a metà febbraio - spiega Vincenzo Lombardi, responsabile Campania e Mezzogiorno di Federturismo - arriva al 40%. Ma sono le prenotazioni del periodo pasquale quelle a segnare un trend davvero preoccupante, una su due viene annullata. E ogni giorno aumentano. Siamo messi davvero male».
Le disdette per il ponte pasquale sono così tante da aver convinto gli albergatori a concentrarsi ormai sulla stagione estiva. A disdire non sono solo i singoli turisti ma anche i grandi tour operator che vendono pacchetti all inclusive per vacanze tra le principali attrazioni della costa campana. Così a perdere sono un po’ tutti, con dei picchi nelle zone più colpite dall’emergenza. «Ovviamente Napoli - dice Lombardi -, ma anche Avellino e Benevento sono in ginocchio, mentre Salerno per ora si salva, dal momento che la discarica di Serre c’è e funziona. Ma chissà per quanto». La chiusura dell’unico sito aperto in tutta la regione per lo stoccaggio dei rifiuti è un noto obiettivo di ambientalisti, no global e comitati civici locali.
Le ricadute sono molteplici. Sull’occupazione in primo luogo. «Almeno 10mila posti di lavoro sono a rischio perché gli hotel non possono rimanere aperti senza clienti» avverte Maurizio Maddaloni, vicepresidente di Confcommercio per il Sud. Effetti potenzialmente devastanti anche per il settore agroalimentare, quei prodotti tipici - mozzarella di bufala, pomodori San Marzano, limoni di Sorrento, vini doc - che raggiungono le tavole di tutto il mondo, ma sui quali ora cala una pericolosa ombra.
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