Alitalia-Etihad, la Cgil si mette di traverso

Alitalia-Etihad, la Cgil si mette di traverso

Trentasette giorni all'esito definitivo: per Alitalia è conto alla rovescia. In azienda si respira aria fiduciosa; «anche prima», è lo slogan, confermato da quell'indizio di cui abbiamo riferito ieri, e cioè Alitalia data già (quasi) per acquisita nell'ultima brochure istituzionale di Etihad. Ma da qui al 31 luglio - la data imposta da Abu Dhabi nella lettera prendere-o-lasciare del primo giugno - si devono sistemare ancora molte cose.
James Hogan, il numero uno di Etihad, ha fatto sapere che da Alitalia non è arrivato ancora niente. Ma la risposta di Roma sarà nei fatti, e sono questi che devono concretizzarsi nelle prossime 5 settimane. Le questioni aperte sono almeno quattro: accordo sindacale, debiti pregressi, garanzie sui contenziosi, nuove norme per Linate.Senza l'adesione da parte italiana alle richieste su questi quattro punti, Alitalia fallirà.
Vediamo le incognite. Per quanto riguarda i sindacati, dopo un avvio promettente (tutti ricordano quel «Siamo sereni» pronunciato da Raffaele Bonanni, Cisl, dopo l'annuncio di 2.251 esuberi), le cose sembrano complicarsi, anche dopo l'esclusione dai colloqui delle sigle professionali voluta da Cisl, Cigl e Ugl. La sensazione è che la Cigl si stia mettendo di traverso. Senza accordo sui tagli, Etihad non entrerà in Alitalia. Precisiamo meglio. La nuova Alitalia nascerà con un perimetro già indicato. I lavoratori in eccesso resteranno alla vecchia, che, in quanto holding, non ha titolo per mantenerli né per giustificare la cig.
Il problema è dunque tutto italiano, ma Etihad non può permettere che la vecchia Alitalia fallisca, perché sarà il socio di maggioranza nella nuova.
Stesso discorso per i debiti pregressi. Con 560 milioni di esposizione verso le banche la vecchia Alitalia, la holding, non si reggerebbe. Alle banche è stato chiesto di cancellare il debito, ma la trattativa va avanti a rilento perché, senza l'azzeramento del capitale, si tratta di un grande regalo agli azionisti. Etihad ha chiesto espressamente un impegno (non un aumento di capitale) di 200 milioni ai vecchi azionisti per sanare eventuali contenziosi. Anche qui la ragione è la stessa: la vecchia Alitalia non deve fallire. Infine, il governo deve rimettere mano alle regole per Linate; Etihad ha già fatto sapere dove la nuova Alitalia dovrà volare dal city airport milanese.
Ieri il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha ribadito: «O l'accordo sindacale o il baratro». Ha ragione.

Luca di Montezemolo, in un'intervista al Financial Times ha raffozato il concetto e preso le distanze dalla presidenza. Resta il fatto che il nuovo presidente sarà italiano e che lui è l'uomo più vicino all'emiro di Abu Dhabi. Infine, per il commissario Ue Antonio Tajani, l'operazione non si scontra con le norme europee.

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