Economia

Attenzione alla tassa sui rifiuti: perché si rischia l'impennata

L'aumento della tariffa rifiuti per il 2021 travolgerà in prima battuta le utenze domestiche. In alcuni casi potrà scattare anche un raddoppio della spesa

Attenzione alla tassa sui rifiuti: perché si rischia l'impennata

La tassa sui rifiuti è stata letteralmente stravolta dal decreto legislativo che ha recepito e attuato le varie norme europee inerenti all'economia circolare. Si tratta del cosiddetto Dlgs 116/2020, il quale ha imposto ai Comuni il divieto di poter assimilare i rifiuti speciali a quelli urbani, con la conseguenza della detassazione di tutte le attività produttive.

Ma l'effetto da tenere sotto controllo, ha sottolineato Il Sole 24 Ore, è l'impennata della tariffa rifiuti per il 2021 per tutte le altre categorie, a cominciare dalle utenze domestiche. Stiamo parlando di un aumento che, in certi casi, sarà di due cifre e in altri comporterà addirittura un vero e proprio raddoppio della spesa.

Oltre alla novità descritta (non certo il primo aumento in materia), poi, sempre nel 2021 le varie tariffe dovranno aumentare per considerare il conguaglio di chi, entro il prossimo 30 settembre, confermerà le tariffe del 2019. Insomma, è in arrivo una sorta di stangata al quadrato.

Il Dlgs 116/2020

Torniamo al Dlgs 116/2020. Questo andrà a modificare, di fatto, l'articolo 198 del Dlgs 152/2006, che definisce le competenze dei Comuni in materia di rifiuti. Nel primo comma c'era una distinzione ben precisa sulla gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Ebbene, con il nuovo decreto, viene soppresso il riferimento ai rifiuti assimilati, che saranno quindi gestiti in modo liberalizzato.

C'è un'altra importante novità da considerare. Il comma 2 del medesimo articolo 198 stabilità che i Comuni potessero disporre con un regolamento l'assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi a quelli urbani, seguendo vari criteri stabiliti in und ecreto ad hoc emanato dal Ministero dell'Ambiente (tra l'altro mai emanato).

Le novità più importanti

Al netto della burocrazia, dei commi e degli articoli, il Dlgs 116/2020 sopprime semplicemente la possibilità per i Comuni di disporre assimilazioni, con tanto di inevitabile modifica dei regolamenti Tari dove l'assimilazione è disposta.

Un'altra novità riguarda poi la disposizione che consente alle utenze non domestiche di conferire fuori dal servizio pubblico i propri rifiuti urbani, dimostrando di averli avviati al recupero. In che modo? Con un'attestazione rilasciata dal soggetto che effettua la stessa attività di recupero. La definizione di rifiuto urbano, quindi, andrà a comprendere anche quelli indifferenziati e da raccolta indifferenziata.

Dulcis in fundo, è importante fare altre due considerazioni. La prima riguarda la possibilità per le utenze non domestiche che producano rifiuti urbani (industrie escluse) di conferirli fuori dal servizio pubblico.

La seconda considerazione, strettamente connessa a quella appena citata, fa sì che a fronte di un mancato utilizzo del servizio pubblico, le imprese sono escluse dal pagamento della componente tariffaria relativa alla quantità di immondizia conferita.

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