Campari in controtendenza tra le grandi società di Piazza Affari. Mentre le imprese tagliano i dividendi, rinviano i buy-back e attendono nuova liquidità «per legge», il gruppo del beverage ha annunciato di aver ottenuto un nuovo finanziamento da 750 milioni di euro confermando, in parallelo, che gli azionisti saranno regolarmente remunerati (con 62,9 milioni).
Una mossa - finanziata da un pool di banche - che le permetterà di rimborsare 581 milioni di bond in scadenza a settembre, ma non solo.
«Grazie al finanziamento, così come alle disponibilità liquide e mezzi equivalenti (pari a 704,4 milioni al 31 dicembre 2019), nonchè alle linee di credito in essere per 500 milioni non utilizzate, Campari è in grado e di mantenere tutti i propri impegni finanziari, con particolare riferimento al pagamento del dividendo pari a 62,9 milioni, previsto il 22 aprile 2020, alla prosecuzione del programma di riacquisto di azioni proprie da 350 milioni- è spiegato in una nota che conferma l'assenza -di qualunque covenant finanziario sul debito in essere».
Una strategia dietro la quale ci sarebbe la volontà del gruppo di aggredire la crisi anticipando liquidità e portando avanti comunque la propria espansione internazionale- ha spiegato un analista ricordando che a breve il gruppo potrebbe fare nuovo shopping e muovere verso un gruppo medio piccolo che produce vermouth.
Insomma dopo aver acquistato il 100% della francese Rhumantilles per 60 milioni, il 51% di Licorera Ancho Reyes e Casa Montelobos per circa 33 milioni, e (a febbraio) il distributore francese Baron Philippe de Rotschild per 60 milioni, la società sarebbe ora pronta a fare una nuova mossa.
In quest'ottica si può leggere quindi, anche, l'operazione annunciata ieri che «rafforzerà ulteriormente il profilo finanziario del gruppo»- ha commentato Fidentiis. D'altra parte il momento di mercato non è dei più semplici e anche Campari sta subendo l'impatto del Covid-19. In attesa dell'assemblea del 5 maggio, che ridefinirà i target 2020, l'amministratore delegato Bob Kunze-Concewitz ha chiarito che «nonostante gli impatti negativi nel breve termine, che fronteggeremo grazie alla nostra agilità e capacità di attuare il cambiamento opportuno, la situazione attuale sia da considerarsi temporanea e che la dinamica dei consumi a medio-lungo termine non ne è influenzata».
Nel frattempo, quel che rischia invece di saltare è lo spostamento della sede legale in Olanda (come sta facendo Mediaset e hanno fatto Fca e Cementir).
Allo scadere, ieri, del termine per il recesso (fissato oltre un mese fa a 8,376 euro per azione), le quotazioni a sconto in Borsa (6,6 euro) favoriscono l'esercizio da parte dei soci del diritto a recedere indipendentemente dalla bontà del progetto. Toccherà così a una nuova assemblea, entro il 30 giugno, annullare eventualmente il trasloco ad Amsterdam rinviandolo a data da destinarsi. Ieri il titolo a chiuso la seduta a Piazza Affari a quota 6,69 euro (+0,90%).
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