Economia

La Cina rompe il silenzio "Evergrande è gestibile"

Pechino minimizza i rischi: "L'immobiliare nel complesso è sano". Ma il Pil sale meno delle attese

La Cina rompe il silenzio "Evergrande è gestibile"

Evergrande è «un rischio controllabile», non un virus in grado di propagarsi all'intera economia cinese. C'è voluto un mese, contrappuntato da tre mancati rimborsi di interessi per un totale di 277 milioni di dollari che avvicinano al default il gruppo immobiliare, scandito dall'impazzimento dei rendimenti sui junk bond e dalla picchiata in Borsa dei titoli del mattone, prima che Pechino aprisse bocca. Il presidente Xi Jinping ha affidato alla People's Bank of China una missione quasi impossibile: rassicurare i mercati. L'ordine impartito è di minimizzare i rischi di esplosione della gigantesca bolla immobiliare, riconducendo il tutto agli errori capitali commessi dal gruppo di Shenzen, soffocato da 300 miliardi di debiti. «Negli ultimi anni, la società non è riuscita a gestire bene la propria attività e a operare con prudenza di fronte alle mutevoli condizioni di mercato. Si è espanso e ha diversificato alla cieca», ha spiegato Zou Lan, capo del dipartimento dei mercati finanziari della banca centrale.

Parole netta di condanna, una sorta di bacio della morte come già accaduto in passato con il colosso assicurativo Anbang e col conglomerato Hna, lasciati entrambi fallire. Al momento, pare infatti improbabile un salvataggio, né interventi di allentamento monetario da parte della Pboc, costretta a muoversi sul filo del rasoio per contenere l'impennata dell'inflazione senza far perdere troppo slancio alla ripresa. Secondo gli analisti, la crescita del Pil, non avrebbe infatti superato il 5% nel terzo trimestre (dal +7,9% nel secondo), proprio a causa delle restrizioni introdotte nell'area del real estate e al giro di vite dato alle emissioni di carbone.

Il cordone steso dalle autorità di Pechino attorno al settore immobiliare si basa su tre soli cardini: non far mancare al comparto l'ossigeno finanziario delle banche; indurre gli istituti di credito ad approvare rapidamente i mutui ipotecari; consentire ai signori del mattone la cessione di titoli garantiti da mutui residenziali.

Una strategia di corto respiro basata, verosimilmente, su un assunto sbagliato. Questo: «Il settore immobiliare nel complesso è sano», ha detto Zou. Eppure, per anni, è stata consentita - se non addirittura incoraggiata - proprio quella lievitazione dei prezzi delle case che sta ora presentando un conto salato. Eppure, la mela marcia nel cesto non sembra essere soltanto Evergrande, che ha ormai appena una settimana di tempo per evitare la bancarotta: Fantasia Holdings è già finita a gambe all'aria, Sinic rischia di far la stessa fine e in bilico, non avendo onorato rimborsi su bond, ci sono anche Modern Land e Xinyuan Real Estate. Più che un rischio, il contagio sembra ormai un dato di fatto. Inquietante, se si pensa che il prossimo anno scadranno obbligazioni emesse da società immobiliari per un controvalore superiore ai 100 miliardi di dollari. E, soprattutto, perché il mattone pesa per quasi il 30% sul Pil del Paese e rappresenta il 70% della ricchezza delle famiglie.

Che nessuno a Pechino, pena tensioni sociali di difficile gestione, vuole veder finire sul lastrico.

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