Il travaso di interesse da Wall Street verso le Borse europee è (timidamente) iniziato, spinto dall'opposto discorso programmatico pronunciato a Jackson Hole dai due banchieri centrali più potenti dell'emisfero occidentale: Mario Draghi e Janet Yellen. Il primo sicuro che la Bce ricorrerà a misure «non convenzionali» per rilanciare un'economia europea a pezzi, cioè il sospirato quantitative easing. La seconda più che altro impegnata ad anticipare, forse già nel 2015, la fine della pacchia dei tassi a zero.
Le Borse europee hanno così allungato il passo, sostenute dai bancari (+2% l'eurostox del settore): Milano la migliore in Europa con +2,3%, quindi Parigi (+2,1%) e Francoforte (+1,83%). Migliora ancora anche lo spread, rientrato a quota 151 rispetto al bund tedesco, per un rendimento del Btp del 2,47 per cento. Grazie al raffreddarsi dei tassi, l'Italia ha risparmiato 1,6 miliardi di interessi nei primi sette mesi dell'anno.
Wall Street è sempre più tirata a lucido (con l'S&P Mib 500 ormai oltre i 2mila punti) ma la maratona effettuata (+7% da gennaio) lasciano pensare che gli Stati Uniti si concederanno una pausa. Prima di escludere che il ritorno di interesse per le Borse europee sia instabile come una bolla di sapone occorre attendere la prossima settimana, sottolinea il responsabile della consulenza agli investimenti di Credit Suisse in Italia, Marco Fiorentini. Sia perché le Borse sono in un clima semifestivo (gli scambi globali non sono mai stati così pochi da Natale) sia perché è attesa una carrellata di dati macroeconomici: dalla fiducia dei consumatori ai beni durevoli, dall'inflazione al pil. Tutte variabli che daranno più o meno margine d'azione a Draghi che, secondo Fiorentini, potrebbe sostituirsi temporaneamente alla Yellen come gran croupier delle Borse mondiali. A patto, però, che la Germania della Merkel non gli leghi ancora le mani, bloccando il sospirato quantitative easing . Ieri anche l'euro ha chiuso sotto a 1,32 rispetto alla potente valuta americana, non accadeva dal settembre 2013.
I presupposti ci sono, prosegue l'esperto di Credit Suisse, soprattutto dopo la doccia fredda riservata alla Cancelliera Angela Merkel dalla fiducia delle imprese tedesche: l'indice Ifo in agosto ha rimediato il quarto calo consecutivo atterrando a 106,3 punti, il minimo da un anno. Insomma malgrado i falchi come Schauble, il rigore cieco inizia a fare male anche a Berlino, soprattutto nell'ambito di un'Europa sicuramente non in lotta con l'inflazione (che resta frazionale rispetto allo spauracchio del 2%) ma con il rischio di essere risucchiata dalla deflazione o perlomeno dalla stagnazione. Nelle sale operative si respira quindi la convinzione che Draghi, buon ultimo tra le banche centrali, potrà a breve premere il pulsante della ripresa: il quantive easing è atteso al massimo nel 2015. Tanto che Fiorentini prevede un mini rally d'autunno che potrebbe portare alle borse mondiali un rialzo del 3-4% entro la fine dell'anno.
Anche perché, vista l'avarizia delle obbligazoni, non restano molte alternative: la Francia ha collocato bond a breve termine con tassi negativi e il bund decennale è sotto l'1% nominale. Valori visti nel 2011, quando i titoli di Stato periferici sembravano dinamite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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