Frenano ricavi ed ebitda, ma il debito scende oltre le attese. È questa la fotografia di Enel nel 2014, dopo la diffusione del preconsuntivo di bilancio, in una giornata difficile per il titolo penalizzato dall'effetto-Atene su Piazza Affari e dall'ipotesi di cessione, da parte del Tesoro, di una quota del 5-6% entro febbraio.
Un anno, quello appena chiuso dal colosso elettrico, in cui - con l'arrivo del nuovo ad Francesco Starace - è stata messa in atto una profonda ristrutturazione del business del gruppo: dall'America Latina all'Italia. Un restyling solo all'inizio che troverà la quadra il prossimo 18 marzo con la definizione del primo piano industriale vero e proprio a firma Starace. In quell'occasione, l'ex numero uno di Enel Green Power si presenterà al mercato con numeri a luci e ombre. Un fatturato in calo del 3,7% a 75,8 miliardi di euro, penalizzato dalla bassa domanda che ha ridotto i ricavi nelle vendite e nel trasporto di energia elettrica. E appesantito dalla variazione dei tassi di cambio delle valute locali in cui il gruppo opera, in particolare in America Latina e in Russia. In flessione anche il margine operativo lordo, diminuito del 6% a 15,7 miliardi, in linea però con le attese e con la guidance di 15,5 miliardi di euro.
Meglio del previsto, invece, il debito che è sceso a 38 miliardi di euro dai 39,7 miliardi dell'anno prima. Circa 1,5 miliardi in meno rispetto a quanto stimato dagli analisti e dallo stesso management a fine settembre, grazie alle operazioni straordinarie (tra cui il collocamento del 21,9% di Endesa) e agli effetti positivi della gestione corrente. Benefici parzialmente compensati dal pagamento dei dividendi e dagli investimenti del periodo, oltre che dall'effetto negativo delle differenze dei cambi per 1,1 miliardi.
«La solidità di questi risultati preliminari riflette il contributo positivo delle azioni intraprese in termini di riorganizzazione del gruppo, di ristrutturazione societaria nella penisola iberica e in America Latina, nonché il successo delle dismissioni già realizzate», ha commentato l'amministratore delegato Starace, ricordando che tutte mosse hanno permesso di «compensare e parzialmente controbilanciare un contesto macro economico sfavorevole, soprattutto nelle economie mature di Italia e Spagna».
Dopo i risultati, a Piazza Affari il titolo Enel ha ceduto il 2,97% a 3,9 euro, pagando soprattutto le indiscrezioni su una possibile accelerazione della privatizzazione del 5% del gruppo da parte del Tesoro (che ha una quota del 31,2%). «Gli advisor hanno ricominciato a monitorare il mercato da inizio gennaio, però non è arrivata alcuna indicazione da parte del Tesoro riguardo ai tempi», ha precisato ieri una fonte vicina alla vicenda.
Cessione a parte, gli analisti guardano al piano industriale e vedono un possibile rialzo
dell'azione nel medio termine (target tra 4,2 e 5,1 euro). «Le attese - spiega un analista - sono per un nuovo taglio dei costi, dismissioni e un risparmio da investimenti nell'ordine di 1,6 miliardi di euro nei primi due anni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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