Economia

Il governo alza il pressing. "Revoca Atlantia in corso"

Conte: "Ci sono le condizioni per procedere, ma valutiamo proposte. Una decisione a breve"

Il governo alza il pressing. "Revoca Atlantia in corso"

Niente giri di parole. Il premier Giuseppe Conte ha espressamente dichiarato in merito al nodo Aspi-Autostrade per l'Italia (gruppo Atlantia) che la procedura di revoca sta andando avanti. «Per me ci sono tutte le condizioni per la revoca» ha commentato ieri, a Borsa ormai chiusa, Conte sottolineando poi come siano presenti «conclamati, molteplici, e documentalmente provati inadempimenti» da parte del gestore della rete autostradale. La procedura della revoca «è in corso», stando a quanto poi attestato dal presidente del Consiglio nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Ciononostante, il premier ha aggiunto che «vengono valutate proposte transattive» e una decisione sarà presa «a breve».

Dal crollo del Ponte Morandi di Genova, due anni fa, stanno andando avanti le negoziazioni con la finanziaria della famiglia Benetton, ma le proposte finora indirizzate da Ponzano Veneto a Palazzo Chigi non sono finora state ritenute sufficienti. In particolare, il gruppo, fondato tra gli altri da Luciano Benetton, ha proposto 2,9 miliardi tra riduzioni tariffarie e altre forme di compensazione e si è resto disponibile a fare un passo indietro nella rete autostradale (di cui Atlantia ha il 90% del capitale) per far posto a nuovi interlocutori, presumibilmente Cdp e F2i, anche se il punto interrogativo, soprattutto in questa situazione sul futuro del gruppo, attiene alla valutazione della società.

«Le proposte di transazioni se arrivano durante una procedura di caducazione devono essere un vantaggio per il concedente, ovvero per l'interesse generale. E il vantaggio deve essere maggiore rispetto alla revoca», ha aggiunto Conte che tuttavia non chiude tutte le porte ai Benetton: «Con i ministri competenti stiamo affinando gli ultimi aspetti».

Se non fosse stato per il Decreto Milleproproghe di fine 2019 la negoziazione sarebbe potuta trascinarsi per molto tempo. La normativa tuttavia, all'articolo 35, ha introdotto modifiche unilaterali e retroattive abbassando il valore di indennizzo legato alla revoca della concessione in caso di grave inadempimento a 7 miliardi. E Aspi ha tempo solo fino al 30 giugno per chiedere la risoluzione del contratto di concessione (e il conseguente indennizzo di 23,5 miliardi) in seguito alle modifiche.

Il nodo infrastrutture è cruciale per gli equilibri della maggioranza.

Il premier ieri non ha escluso il ponte di Messina tra le opere: «Quando ci metteremo a un tavolo, senza pregiudizi valuterò anche il Ponte sullo Stretto».

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