Economia

Istat: record di "inattivi" peggio di noi solo Malta

Il rapporto dell'Istat: la disoccupazione giovanile è al 29,1%, gli inattivi toccano il 38%, prima di noi c'è solo Malta

Istat: record di "inattivi" peggio di noi solo Malta

Un Paese di anziani, "ignoranti" e disoccupati. E’ un quadro alquanto cupo quello che emerge dal rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo", presentato oggi a Roma. Scorrendo grafici e immagini che rappresentano il Bel Paese salta subito agli occhi un’Italia in crisi dove 8,2 milioni di individui vivono in condizione di povertà relativa (l’11,1%) e 3,4 milioni in povertà assoluta (5,2%). Un’Italia dove solo il 61,2% è occupato e dove il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è al 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell'Unione europea (21,4%). Il tasso di disoccupazione generale, invece, nel 2011 resta invariato rispetto all'anno precedente (8,4%) e inferiore a quello della Ue (9,7%). La disoccupazione di lunga durata (che perdura da oltre 12 mesi) ha riguardato il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio e il tasso d'inattività tra i 15 e 64 anni nel 2011 è stato pari al 37,8%, valore tra i più elevati d'Europa, con l'Italia battuta solo da Malta. Chi sono gli inattivi? Coloro che non sono occupati e che non sono in cerca di un lavoro. Ma le vere sconfitte nel mondo del lavoro sono ancora una volta loro, le donne. Solo una su due ha un’occupazione (il 49,5%), contro il 72,6% degli uomini. 

Anche sul fronte dell’istruzione c’è poco da gioire. Italia culla della culture se non si guardano le statistiche! Nel 2011 il 44% circa della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha come titolo di studio più alto la licenza di terza media, un valore molto distante dalla media Ue27 (26,6%), e fra i 18- 24enni il 18,2% ha abbandonato gli studi prima di conseguire il diploma (43,5% tra i giovani stranieri), contro il 13,5% dei Paesi Ue. Il 20,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente), ma nonostante l'incremento che si osserva nel periodo 2004-2011 (+4,7 punti percentuali), la quota è ancora molto contenuta rispetto all'obiettivo del 40,0% fissato dalla strategia europea "Europa 2020". Nel 2011, infine, sono oltre due milioni i cosiddetti Neet, cioè i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo né impegnati in un'attività lavorativa (il 22,7% del totale), un valore fra i più elevati in Europa. Non è dalla nostra parte neanche l’età! Che non fossimo un Paese di giovincelli si intuiva ma pensare che ci sono 147,2 anziani ogni cento giovani fa una certa impressione! Il nostro “indice di vecchiaia” in Europa è inferiore solo quello della Germania. La Liguria si conferma la regione più anziana, mentre la Campania, con un indice per la prima volta superiore a 100, la più giovane. Infine, stiamo diventando sempre più multietnici. In dieci anni la popolazione straniera residente in Italia è più che triplicata. Al 1 gennaio 2012 gli stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono poco più di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in più rispetto all'anno precedente.

Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro Paese hanno però subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, quasi il 40% in meno dell'anno precedente. Infine, negli ultimi vent'anni aumentano i permessi di soggiorno per motivi familiari, 

538em;">passando dal 12,8% al 31,1% del totale. 

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