È in atto una rivoluzione. Ma gli italiani non la vedono e lasciano 1.500 miliardi in conto corrente. Chi dice che il tema sostenibilità sarà tra i «mega-trend» dei prossimi anni, forse non ha compreso la portata del fenomeno che sta portando il mondo della Finanza a cavalcare un'unica strada: l'investimento sostenibile. Sarà questa la Via Maestra che intersecherà tutti gli altri mega-trend. I segnali sono chiari. Larry Fink, ceo di BlackRock, nella lettera agli investitori di inizio anno scriveva pressapoco così: «I nostri 7.000 miliardi di dollari in gestione, andranno verso aziende che li meriteranno. Non solo Profitto, quindi, ma anche Scopo». Dagli Usa alla Norvegia: uno dei più grandi fondi sovrani al mondo, quello Norvegese, ha deciso di allontanarsi dalle aziende legate al petrolio, e la Norvegia esporta greggio. Nel frattempo l'industria del risparmio si mette in moto: non c'è casa d'investimento che non stia sfornando prodotti in linea con la sostenibilità. Al Salone del Risparmio l'unico claim che campeggia in ogni conferenza, prodotto o stand è sempre e solo uno: «sostenibilità». Non basta. S&P500 produce un nuovo indice legato ai prodotti Esg, cioè sostenibili. Nella descrizione della costituzione del pacchetto di riferimento S&P dichiara, e ne fa i nomi, che 154 dei titoli presenti nei 500 dell'indice originario, sono esclusi da quello «sostenibile». Il motivo? Quelle 154 aziende non sono sostenibili. Cosa accadrà, quelle aziende cambieranno rotta o rischieranno di non essere scelte dagli investitori? Forse sarà la finanza a arrivare dove la politica finora ha fallito? All'appello non manca nessuno. Neanche Banca d'Italia.
La nota del 15 maggio dice: «La Banca d'Italia ha modificato i propri investimenti finanziari attribuendo un peso maggiore ai fattori che favoriscono una crescita sostenibile, attenta alla società e all'ambiente».leopoldo.gasbarro@me.com
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