La Cgia di Mestre ha fatto due calcoli utili per aggiornare una situazione che procede così da anni e anni. Il puntiglioso istituto, mettendo insieme due più due e lavorando sulle percentuali è giunto alla conclusione che i correntisti italiani pagano assai i servizi delle banche. Molto di più che in altri Paesi. Il sistema creditizio italiano si fa pagare a caro prezzo quelle che chiama spese strutturali. Ma ecco le cifre. Se si prende in considerazione l'incidenza delle spese operative riferite all'anno 2014 e si tratta di quasi 60 miliardi di euro sul totale delle attività (le quali nell'anno suddetto superavano i 2.700 miliardi) il risultato si attesta all'1,83%. La Francia è all'1,36% e la Germania all'1,33%. Mentre l'incidenza del margine d'interesse sul totale dei ricavi operativi di una banca in Italia è al 50,33%. In questo caso ci sopravanza la Francia che si ritrova al 50,2%. Si potrebbe dire che gli effetti della Grande Crisi abbiano determinato una riduzione notevole dei tassi d'interesse costringendo così le banche nostrane ad alcuni interventi certosini allo scopo di ridurre i rischi aumentando i ricavi sulle commissioni. Si potrebbe dire, certo. Se non fosse che quella è una pratica normalmente in voga. Sfido chiunque ad affermare il contrario. Nel Belpaese lo sportello ha sempre lavorato per trarre i vantaggi maggiori dal dialogo a senso unico con il correntista. A senso unico perché a sua insaputa o molto tra le righe di illeggibili e cervellotici documenti inviati a domicilio procedeva di continuo con aumenti del tutto ingiustificati. Ciò accade perché vige un regime di monopolio.
In un modo o nell'altro tutti dobbiamo passare dalle banche. Finché non si liberalizza il sistema lasciando spazio ad altri soggetti privati ovviamente monitorati, il diktat bancocentrico avrà sempre il coltello, anzi lo sportello, dalla parte del manico.www.pompeolocatelli.it
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