Pensioni e cumulabilità: cambia tutto. Cosa c'è da sapere

L'abolizione sulla non cumulabilità delle pensioni non viene estesa a chi è titolare di quelle "privilegiate" e di invalidità: ecco cosa cambia e per chi

Pensioni e cumulabilità: cambia tutto. Cosa c'è da sapere

Un piccolo passo indietro prima di spiegare l'attualità: dal 1° gennaio 2001 le pensioni di vecchiaia, di anzianità e quelle di invalidità che hanno un'anzianità contributiva uguale o maggiore a 40 anni, "sono interamente cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e dipendente", come spiega una nota dell'Inps. Poi, il 1° gennaio 2009 è stata abolito il limite a questo cumulo che "non rileva nei confronti dei titolari delle pensioni ai superstiti e delle pensioni di invalidità".

Come funziona adesso

Se è vero che queste categorie pensionistiche continuano ad avere la possibilità di cumulare come stabilito dall’articolo 72, comma 2, della legge n. 388/2000, la legge stabilisce che questa cumulabilità abbia un tetto massimo del 70% per i guadagni dei lavoratori autonomi, il 50% per i redditi che derivano da lavoro dipendente e "l'intera cumulabilità per le pensioni liquidate con anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni", come si legge su pensionioggi. L'articolo 59, comma 4 della legge n. 449/1997 estende anche alle pensioni sostitutive ed esclusive tutto ciò che riguarda l'accumulo "tra prestazioni pensionistiche e redditi da lavoro dipendente e autonomo previste dalla disciplina dell’assicurazione generale obbligatoria".

Cosa succede dalla vecchiaia

Come spiegano gli esperti, una volta raggiunta la piena età pensionabile, quelle di invalidità equivalgono a quelle erogate per la vecchiaia "ai fini dell’applicazione della disciplina sul cumulo e, quindi, diventano pienamente cumulabili con i redditi da lavoro". L'Inps, sotto la voce età pensionabile, spiega che bisogna raggiungere l’età prevista "nell’ordinamento applicabile al titolare della prestazione pensionistica". Quindi, la circostanza non significa che l’età sia la stessa di quando si smette di lavorare ma bisogna fare riferimento a quella che poi sarà applicata sulla base dei successivi adeguamenti.

In questo modo, chi lavora nel pubblico (civile) dovrà conteggiare il 67 anni l'età dalla quale finiranno le trattenute per il cumulo. Invece, per il settore militare e figure simili, l’età dalla quale non si avranno più le trattenute per il cumulo è regolata dall’articolo 924 del C.O.M. ed equivale a 61 anni.

La riforma del sistema

Come abbiamo visto sul Giornale.it, l'italia si trova ancora a non sapere cosa accadrà nei prossimi mesi: la riforma è ancora in alto mare e c'è molta incertezza sulla strada da intraprendere sul dopo Quota 102. Si è tornato a parlare anche di Quota 41 ma non stata presa alcuna decisione in merito. Si vorrà evitare, certamente, di tornare alla legge Fornero che si applicherà di default se non si arriverà a un accordo diverso. Si realizzare questa eventienza, si potrebbe andare in pensione soltanto dai 67 anni e almeno 43 anni di contributi per gli uomini e 42 per le donne.

Una riforma che piace poco ai partiti, al governo stesso e al presidente dell'Inps, Tridico, il quale auspica un anticipo a 63 anni per chi lavora nel misto e un abbattimento dei costi che garantirebbe la tenuta del sistema a lungo termine.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica