Economia

Tassa sulle merendine? Fa male alla salute e all'economia

Il governo giallorosso vuole tassare le merendine per insegnarci cosa e come mangiare ma l'Italia mangia già in maniera sana

Tassa sulle merendine? Fa male alla salute e all'economia

Valuteremo“un nuovo approccio di cultura alimentare per tutelare i nostri figli". Oggi Giuseppe Conte è uscito allo scoperto: vuole tassare le merendine per insegnarci cosa e come mangiare.

Premesso che, se l’aumento di tasse porta i consumatori a comprare meno dolciumi, cessa lo scopo di tale imposta, ovvero ricavare soldi da investire nell’istruzione, sorge spontanea un’altra domanda: Ma noi italiani abbiamo davvero bisogno dei consigli culinari del nostro presidente del Consiglio? I dati dicono il contrario.

Tassa sulle merendine? L'Italia mangia già in modo salutare

Il Bloomberg Healthiest Country Index dimostra ancora una volta che chi si nutre con la dieta mediterranea gode di ottima salute. Secondo tale ricerca, infatti, nel 2019 la Spagna si colloca al primo posto, ma subito dietro c’è l’Italia che due anni fa guidava questa particolare classifica. Secondo uno studio condotto dalla Facoltà di medicina dell'Università di Navarra "una dieta mediterranea, integrata con olio extravergine di oliva o noci, produce un tasso inferiore di problemi cardiovascolari rispetto a quelli di una dieta a ridotto contenuto di grassi”. A riprova di questo, uno studio condotto da Okkio alla Salute, un progetto finanziato dal Ministero della Salute per controllare il sovrappeso e l’obesità nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni), evidenzia come, in realtà, l’Italia non viva una situazione emergenziale. In base ai dati presentati il 4 maggio 2017 al ministero della Salute si scopre che, se da un lato è vero che il 21,3% dei bambini è in sovrappeso e il 9,3% è obeso, dall’altro lato è altrettanto vero che il trend è in “lenta ma costante diminuzione per quanto riguarda la diffusione del sovrappeso e dell’obesità tra i bambini”. Dal 2008 la percentuale di obesità infantile è passata dal 12% al 9,3% del 2016 (-22,5%), mentre i minori in sovrappeso sono calati dal 23,2% al 21,3% (-8%).

Assobibite: a rischio 10mila posti di lavoro

Quella contro le merendine e le bibite gasate pare, dunque, una battaglia non solo puramente ideologica ma anche dannosa sia per l’economia sia per la salute. Assobibe (l’Associazione Italiana degli Industriali delle Bevande Analcooliche legata a Confindustria) stima che “una tassa produrrebbe gravi effetti per imprese e lavoratori”, ossia una contrazione delle vendite del 30% e metterebbe a rischio 10mila posti di lavoro. Questo balzello, come abbiamo scritto all’inizio, paradossalmente porterebbe a un minor gettito Iva pari all’11% e a un minor gettito da tesse da lavoro-reddito pari al 15%. “Non si comprende - si legge ancora nella nota di Assobibe - la motivazione per valutare penalizzazioni ulteriori al mercato di bibite zuccherate già in contrazione costante da 10 anni (-25% di litri venduti) e assoggettata da una aliquota Iva del 22% rispetto alla media Ue applicata al settore del 16%".

Il caso del Cile: quando la tassa fa male alla salute

L’obiettivo di far ingerire minori quantità di zuccheri ai nostri figli, invece, sembra non essere così lodevole. Ne è un esempio il Cile dove nel 2016 è iniziata la crociata contro lo zucchero che ha portato le aziende dolciarie a sostituirlo con sucralosio, stevia e altri dolcificanti. Sostanze apparentemente più salutari, ma in realtà ugualmente dannose per il nostro organismo. Una ricerca realizzata nel 2014 dal Weizmann Institute of Science spiega che questi additivi colpiscono la flora batterica, mentre altri studi sostengono che esista una correlazione tra un alto consumo di edulcorante e l’obesità.

Resta, dunque, da capire se il governo vuole finanziare l’istruzione, fare soltanto cassa oppure decidere per noi cosa è giusto o sbagliato mangiare, magari un domani con campagne pubblicitarie con cui si fa soltanto del terrorismo psicologico tra i consumatori.

Negli Stati Uniti, per esempio, uno degli effetti dell’Obamacare è stato quello di imporre ai ristoratori e ai fast food di rendere pubbliche le chilocalorie presenti in ogni singolo piatto. Ma perché il mio vicino di tavolo vegano deve venire a sapere quanto ingrasso?

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