Giuseppe De Bellis
nostro inviato a New York
Keith è sicuro: ha già fatto le valigie per Washington. Primo. Il problema saranno le sedute di venerdì: Keith fa Ellison di cognome ed è lunico deputato musulmano della storia degli Stati Uniti d'America. Ha già vinto: da due mesi sa che il seggio del collegio del Minnesota da dove viene lui è sicuro. Il congressman uscente Martin Sabo ha lavorato bene. Il rivale repubblicano Alan Fine era troppo debole. Ellison doveva solo prendersi le primarie. Le ha prese e dal 13 settembre sta solo contando i giorni che lo separano dalla prima seduta al Congresso. A 43 anni Keith ha fatto una campagna da moderato. Non poteva essere altrimenti: qualcuno avrebbe potuto equivocare. Islam uguale fanatismo. Allora lui della religione non ha parlato quasi mai: ha lasciato che la statistica si prendesse la copertina. Primo, appunto. Che è sempre una notizia. Sul suo sito, si presenta come padre, marito, avvocato, legislatore e leader della comunità. Del fatto di essere musulmano, neppure un cenno. Fa capire che è politicamente irrilevante.
Keith si convertì quando era studente e da allora dice di aver sempre combattuto gli islamici integralisti. Qualcuno ha obiettato che non è sempre stato così: voci raccontano di un passato meno composto del presente. Prove neppure l'ombra, però. E allora anche i rivali non si sono spinti a usarlo come arma. Poi c'è l'appoggio della comunità ebraica locale. Lendorsement di un giornale ebreo è stato l'ultimo punto di vantaggio in una campagna elettorale con pochi sussulti. D'altronde era difficile che non fosse così in uno Stato da sempre poco sensibile agli estremismi e difficile per i repubblicani, che qui non vanno mai bene.
Il Minnesota ha prodotto, nel dopoguerra, per i democratici due candidati alla Casa Bianca, entrambi però battuti: Hubert Humphrey nel 1968 e Walter Mondale nel 1984. Ha dato senatori e crongressisti moderati, non è mai stato un posto in cui la politica è diventata un ring, ha alimentato il mito delle campagne a misura d'uomo: pochi soldi e molte porte a cui bussare di persona. Ellison, originario di Detroit, nel Michigan, ne ha bussate diverse. Si trasferì nel Minnesota nel 1987 per seguire i corsi di legge alla università dello Stato, si sposò lì con Kim, professoressa di matematica al liceo, e vive lì in una delle zone più variegate di tutto lo Stato, dal punto di vista economico e demografico.
Keith e Kim hanno quattro figli: tre maschi dai nomi biblici, Geremia, 17 anni, Isaia, 15, ed Elia, 10, e una femmina, Amirah di 9 anni. Tutto perfetto, o quasi. La tranquilla campagna elettorale di Ellison è stata turbata solo dalle critiche per i suoi rapporti con il movimento islamico Nation of Islam, dello stravagante e discusso leader nero Louis Farrakahn, e da storie di multe non pagate e giustificativi fiscali e finanziari non presentati. Gli unici guai si incastrano in una storia di sesso - presunto - con una donna, Amy Alexander, che sostiene di avere avuto con lui una relazione extraconiugale. Un fastidio, per uno che si fa fotografare sorridente con la sua numerosa e bella famiglia sui manifesti elettorali. Niente di più, però, dice lui. Il candidato ha reagito denunciando la Alexander, che starebbe cercando di ricattarlo e che gli avrebbe chiesto 10mila dollari per stare zitta sulla sua e su altre storie.
Tra lui e Amy, assicura Keith, non c'é mai stato nulla. Ed è stato proprio il candidato a fare saltare fuori tutta la vicenda, contestando in tribunale una misura protettiva nei suoi confronti sollecitata dalla Alexander. Nel giugno 2005, Ellison aveva già ottenuto, a sua volta, una misura protettiva contro la donna che lo avrebbe importunato.
La Alexander, che è un'attivista democratica a Minneapolis, compagna di molte battaglie del candidato islamico, sostiene di avere avuto con Ellison «una relazione intermittente» per 12 anni, fino al 2005. E afferma che Keith si sarebbe comportato in modo intimidatorio nei suoi confronti.
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