«Era abbarbicato alla sua poltrona»
8 Agosto 2006 - 00:00Un dirigente dellospedale zittisce i camici bianchi «ribelli»
Daniele Petraroli
da Roma
Lo spoil system deciso dal ministro della Salute Livia Turco non si è fermato nemmeno davanti alle richieste dei primari del Regina Elena. Ventisette firme su trentaquattro nomi di direttori di struttura non sono servite a ottenere la conferma di Francesco Cognetti come direttore scientifico dellIstituto oncologico. La lettera indirizzata al ministro risale al 13 giugno. Poche righe per ribadire la stima dei professori dellIfo al vecchio dirigente. I meriti di Cognetti secondo i colleghi? Aver restituito allistituto «una visibilità e una credibilità nazionale e internazionale mai conosciuta prima». Aver incrementato lattività scientifica. Aver spinto al rientro in Italia prestigiosi ricercatori da tempo nel Nord America. In coda lappello al ministro.
Tutto inutile. «Serviva un segnale di discontinuità», filtra dai piani alti dellistituto. E così è stato. Ieri è arrivata anche la presentazione al personale del Regina Elena e alla stampa del nuovo direttore scientifico, Paola Muti, nominata il 4 agosto. Presentazione avvenuta in unatmosfera surreale. Prima la lettura di uno scarno comunicato da parte del direttore generale dellIfo Marino Nonis, poi, una serie di lunghi interventi volti, teoricamente, a smorzare le polemiche. La dottoressa Ada Sacchi, direttore del Dipartimento di oncologia sperimentale, è stata la prima. A seguire tanti altri. Tutti per dire «basta con le polemiche» e per attaccare la stampa, rea di «aver montato un caso che non esiste». Tra loro anche Bruno Jandolo, primario di Neurologia e tra i 27 pro-Cognetti: «Era solo un attestato di stima per il vecchio direttore, nulla di più. Non volevamo dare indicazioni al ministro».
Unatmosfera quasi da Politburo. Ogni intervento teso a magnificare la scelta del ministero. Ma comè stato possibile? Il sospetto è che fosse stato preparato tutto in anticipo. A mezzogiorno di ieri, unora prima dellincontro pubblico, si è tenuto, infatti, il collegio di direzione. Presenti il direttore amministrativo, i due nuovi direttori e i capidipartimento. «In questi giorni sono uscite troppe notizie sulla stampa - esordisce Nonis -. Meglio stare attenti a quel che si dice visto che ci saranno anche i giornalisti. Sarebbe il caso, per esempio, che della lettera in favore di Cognetti parlassi tu», rivolto proprio a Jandolo che tenta di giustificarsi: «Il tono della lettera è stato frainteso, non era per confermare Cognetti, si trattava solo di un attestato di stima». «E allora dillo alla stampa», la replica secca di Nonis. Detto, fatto. Allincontro col pubblico ununica voce. E poche ore dopo la soddisfazione dellassessore alla Sanità del Lazio Augusto Battaglia: «Mi ha fatto piacere constatare il grande consenso espresso dalla larghissima maggioranza dei medici e dei ricercatori alla nomina del nuovo direttore». La replica direttamente da Laziosanità. Lagenzia regionale nominata proprio da Battaglia e presieduta dal dl Lucio DUbaldo ha votato allunanimità un ordine del giorno per esprimere «preoccupazione per alcune nomine ministeriali negli istituti di ricerca del Lazio» e per criticare la politicizzazione delle scelte.
E i «ribelli»? In fondo alla sala a testa bassa. «Cognetti ha fatto bene - le parole del professor Silverio Tomao - e volevamo fosse riconfermato». Fa eco il primario di Urologia Michele Gallucci: «Noi vogliamo solo lavorare. Certo che se i tre quarti dei primari hanno firmato per Cognetti non si può dire che avesse listituto contro». Il nuovo direttore Muti, invece, prima cerca di evitare le polemiche, poi affonda la stilettata al suo predecessore: «Una vecchia concezione della scienza fa abbarbicare le persone alle poltrone». La questione-Regina Elena non è chiusa.
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