Crisi siriana

Stop pure dalla Nato, l’intervento si allontana

Obama: "L'uso dei gas offesa al mondo, l'Onu è impotente. Ma non ho preso la decisione finale"

Stop pure dalla Nato, l’intervento si allontana

«Nessuno più di me è stanco di guerre, ma abbiamo il dovere di rispettare le norme internazionali: non agire contro le armi chimiche vuol dire non dare valore alle norme», ha detto ieri Barack Obama. Che senza prendere la decisione finale riguardo all'intervento in Siria, non ha celato l'irritazione nei confronti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunitosi ieri pomeriggio, dimostratosi impotente: «Preferirei che la comunità internazionale facesse passi avanti sulla crisi siriana», ha detto il presidente Usa. Solo quattro giorni fa l'attacco sembrava imminente, una linea non ancora ufficiale ma già tratteggiata dalle dichiarazioni dei principali capi di Stato. Ieri il quadro è decisamente cambiato.

Dopo il parlamento inglese che ha bocciato (285 i voti contrari) la mozione del governo pro intervento, Washington ha perso il suo principale alleato. Non solo: l'opinione pubblica è spaccata (il 40% degli americani è contrario, secondo un sondaggio della Nbc) e anche tra i militari ci sono dubbi. L'ex generale Gregory Newbold, direttore delle operazioni durante la guerra in Iraq, ravvisa «ampia ingenuità nella classe politica sugli effetti dell'uso della forza militare».
Insomma le perplessità, seppure il capo del Pentagono Chuck Hagel parla di forze Usa «pronte ad agire», ci sono. Resta ferma la posizione della Francia, con il presidente Hollande a ribadire che Parigi è per l'intervento, e non esclude un attacco entro mercoledì prossimo. Contraria Emma Bonino, che avverte sul «rischio di deflagrazione mondiale». A schiacciare sull'acceleratore c'è anche la Turchia: per il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu «non c'è alcun dubbio sul fatto che il regime è responsabile», e il governo è pronto a unirsi a qualunque coalizione.

Ma le parole di John Kerry nel tardo pomeriggio di ieri - un intervento cominciato in ritardo perché alla stessa ora il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon ha incontrato a Palazzo di Vetro i membri permanenti del consiglio di sicurezza - sono state caute. Esiste una «elevata certezza» dell'uso di armi chimiche da parte di Assad, non solo il 21 agosto scorso ma «in più occasioni», ha detto il segretario di Stato americano. Che però ha aggiunto che «l'America non ripeterà l'esperienza dell'Iraq», l'intervento sarà «confezionato su misura» e «limitato nel tempo». E che «le consultazioni con il Congresso sono la strada giusta»: non proprio un «armatevi, partiamo», dunque, anzi si lascia intendere che Obama cercherà quell'appoggio.

Piedi di piombo, dunque, ma si deve fare qualcosa mentre anche Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, ha fatto sapere da un alto che il presunto uso di armi chimiche è «un crimine che non si può ignorare e richiede una risposta internazionale», dall'altro che l'Allenza non ha «alcun ruolo» in questa reazione.

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