nostro inviato a Melbourne
Ci sono due grandi paure che serpeggiano in Formula uno. La prima accompagna la Ferrari in questi giorni dattesa, ma è condivisa e sentita da tutti i team tranne uno: ovviamente la McLaren-Mercedes. È la paura che la centralina unica prodotta da una società McLaren, seppur sotto la foglia di fico della Microsoft, abbia appiedato i ferraristi in gara e pure qualche altra monoposto (la Toyota di Trulli batteria ko, la Toro Rosso di Bourdais cambio, giusto per fare un paio di esempi). È il timore, soprattutto, che i guasti si possano ripetere visto che viene gestita da un software noto solo al team di Dennis e completamente nuovo per gli altri. Laltra inquietudine è invece comune a tutti i piloti tranne uno: Fernando Alonso. Perché lassenza degli aiuti elettronici al via, in uscita di curva, in accelerazione, e dei supporti al freno motore in staccata, ha trasformato il tiepido circuito cittadino di Albert Park in una tortuosa Montecarlo sul bagnato, tanti sono stati gli errori.
Riguardo al primo problema, ancor oggi la Ferrari non ha scovato la causa che ha ammutolito i due motori. «Abbiamo unipotesi che va ancora verificata; comunque siamo pronti, vedrete unaltra Ferrari in Malesia, a Sepang andiamo per vincere» danno e si danno la carica gli uomini in rosso. Tacendo però fragorosamente non appena gli si chiede della centralina unica. Diplomazia condivisibile, visto che le scorie della spy-story non sono ancora state eliminate. Tanto più che gli altri piccoli e grandi team sono ormai sul piede di guerra uniti sul fronte anti centralina-McLaren: non potranno toglierla, ma chiederne vistose modifiche perché no?
Ben altra inquietudine è però quella che sinsinua nei piloti: uno solo se ne sta sereno con la fidanzata e il suo preparatore atletico a godersi questi pochi giorni di vacanza. È Fernando Alonso. Lui ha dimostrato di andare forte anche con le auto senza troppi chip e microchip; lui va che è un missile; lui non sbaglia; lui azzanna i rivali. Hamilton a parte, che ha fatto corsa tranquilla perché sempre in testa, tutti gli altri, i due ferraristi in primis, ne hanno invece combinate troppe. Dunque, il ferale quesito: Alonso escluso, i piloti sanno ancora guidare al top come una volta? Flavio Briatore ha più volte ribadito che «sti ragazzi, dopo due giorni, avevano imparato di nuovo tutto». Sta di fatto che dopo tale frase si è sperticato in lodi per Alonso e le sue doti uniche. Lo stesso spagnolo, con ancora i segni del casco sul viso, ha poi candidamente sottolineato: «In effetti bisogna ammetterlo: guidare in gara senza la trazione controllata e gli aiuti elettronici in staccata rende tutto più difficile. Si sono visti davvero molti errori, più di quelli fatti nellintero 2007... Pensate al mio sorpasso su Kovalainen, ci sono riuscito perché lui aveva pasticciato».
Quanto ai ferraristi, entrambi hanno ammesso di aver sbagliato. La scalata di Massa e la frenata ottimistica di Raikkonen sono ancora negli occhi di tutti, anche in quelli crudi e inaciditi dagli anni di Niki Lauda che non si è lasciato sfuggire loccasione: «Kimi non mi è sembrato un campione del mondo - ha detto -, mi ha davvero meravigliato: ha solo fatto errori. E Massa non è stato meglio.
Strano mondo la F1: se il pilota non sorpassa è un impiegato; se ci prova e sbaglia un patacca. Dovrebbero riuscirci sempre. Ma allora, che diamine, ridiamogli lelettronica...