Gianluigi Nuzzi
da Milano
Appunti non portati al Direttorio, i timori del capo vigilanza Frasca, i dissidi e i dietrofront che sconvolsero la Banca dItalia nella guerra tra Abn Amro e Popolare di Lodi per il controllo di Antonveneta. Giovanni Castaldi, responsabile del Servizio concorrenza normativa ricostruisce nel verbale dello scorso 18 luglio reso alla Procura di Roma tutta la vicenda. Zone dombra comprese. Partendo da un fatto eclatante: «Sulle irregolarità segnalate da Consob, il Governatore il 9 giugno condivise e firmò la contestazione a Popolare italiana, al CdA e al suo collegio sindacale». Per poi cambiare opinione. Ecco la sintesi del verbale.
Fazio: sì alle contestazioni. «A seguito delle verifiche effettuate - racconta Castaldi - proposi la contestazione a Bpi e agli altri soggetti indicati nellaccertamento Consob. La contestazione avvenne con riferimento alla violazione degli art. 19, 20 e 53 del Tub (il testo unico della legge bancaria, ndr) con nota del 9 giugno condivisa e firmata dal Governatore». Insomma si registra «Linesistenza dei presupposti» per lokay all autorizzazione. Per questo viene redatto un appunto riassuntivo per il direttore centrale firmato da Castaldi, Clemente e sul quale Frasca, capo della vigilanza, «condivise lopportunità di portare allattenzione del Direttorio lappunto in questione, ma credo che ciò non sia avvenuto». Lorgano composto da Fazio, Desario e dai vice Ciocca e Finocchiaro, non è stato quindi «investito di tale questione». La frattura diventa più profonda.
I dubbi sul patrimonio. Castaldi mette sempre nero su bianco i timori sui reali conti di Bpi. A fine giugno, ancora, «segnalavamo ulteriori possibili violazioni del Tub a seguito di informazioni rese da Bpl che non ci apparivano veritiere, con riferimento alla copertura patrimoniale della stessa Bpl». Si arriva ai primi di luglio. Castaldi e Clemente si confrontano con il professor Merusi e con Catapano. Il primo chiede «un elenco degli elementi documentali, che a nostro avviso rendevano necessario negare lautorizzazione. Già allora io e Clemente elencammo le infrazioni rilevate da Consob, le comunicazioni sul patrimonio per le quali avevamo sospetti e il disallineamento verificato sui requisiti patrimoniali». Ma sembra che i vertici abbia deciso in modo diverso.
Interviene De Mattia. È infatti il 6 luglio quando in piena riunione «entrò De Mattia (capo segreteria di Fazio, ndr) che invitò il professor Merusi a redigere subito per iscritto un appunto e lo portò con sé in altro ufficio. Evidentemente in tale occasione fu formulato il parere che a noi pervenne lindomani, peraltro senza firma». Ma i due vanno avanti. Per tutto il pomeriggio del 7, sino alle 00.30 si tiene una riunione «per stendere le conclusioni dellistruttoria più la bozza di lettera per il Governatore con la quale si negava lautorizzazione allOpa e Opas. (...) Cerano 13 persone peraltro tra settore Vec, Cna, Consulenza legale e segreteria». Il Governatore fa pressioni per avere il documento: «Nel corso dei lavori, tre volte il Governatore sollecitò la trasmissione della lettera che stavamo predisponendo. Telefonò anche De Mattia e gli feci presente che era necessario dellulteriore tempo e che la conclusione era comunque negativa. De Mattia replicò quasi sorpreso, la cosa mi lasciò perplesso in quanto ai livelli superiori era a tutti noto il contenuto dei nostri precedenti appunti e le conclusioni a cui eravamo pervenuti. Io replicai che la conclusione sarebbe stata in ogni caso negativa in quanto di ciò eravamo convinti io e Clemente, responsabili del procedimento. Subito dopo la conversazione con De Mattia, telefonò personalmente il Governatore e mi chiese se avevo esaminato il parere di Merusi, io replicai che lo avevo letto ma che non mi pareva convincente. In proposito Fazio replicò che si trattava di un illustre giurista dopodiché interruppe la conversazione».
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