RomaI piccoli immigrati nati in Italia non rientreranno nel tetto del 30 per cento di studenti stranieri fissato per classe. E del giovane mondo multietnico presente oggi nelle nostre scuole loro rappresentano circa il 37 per cento.
Chi lo spiega è Mariastella Gelmini, intervistata da Lucia Annunziata nella trasmissione di Raitre In mezzora. Il ministro dellIstruzione precisa meglio, così, i termini del provvedimento annunciato per il prossimo anno scolastico, che vuole evitare le «classi-ghetto» di soli stranieri e favorire lintegrazione.
Un provvedimento, ribadisce il ministro, «studiato da tecnici e suggerito da dirigenti e insegnanti sulla base dell esperienza». Si tratta soprattutto di docenti che operano in realtà particolarmente difficili, spesso nelle periferie delle città, dove gli alunni stranieri superano anche la metà degli iscritti. Questa situazione, spiega la Gelmini, provoca in molti casi lesodo di molti studenti italiani, che dalla scuola pubblica si spostano alla privata.
Introdurre un tetto, che non sarà rigidissimo, è dunque una decisione di «buon senso» e favorirà «una distribuzione equilibrata».
Ma che cosa succederà agli studenti stranieri in sovrannumero? La Gelmini risponde che potranno essere trasferiti da un plesso scolastico a quello di un altro quartiere, ma non troppo lontano. Anche per non far «pesare sulle famiglie» questiniziativa in viale Trastevere si sta pensando a convenzioni con gli enti locali, perché si occupino proprio degli spostamenti logistici. Secondo le stime del ministero, comunque, questo tipo di problemi interesserà poche scuole, soprattutto nelle grandi città.
La Gelmini ottiene anche il plauso dei vescovi italiani. Sabato il primo commento del responsabile per le Migrazioni della Cei, Bruno Schettino, era stato cauto e aveva messo in guardia da possibili «discriminazioni», ma ieri il quotidiano dei vescovi ha promosso lintroduzione del tetto del 30 per cento di alunni stranieri nelle classi.
«Sfida ardua ma vitale», sintitola leditoriale di Avvenire, che definisce il provvedimento «un passo avanti ormai irrinunciabile, anche se va detto che un terzo di stranieri resta una percentuale molto alta, capace di mettere in serie difficoltà anche linsegnante più volenteroso».
Daltra parte, secondo il giornale, peggio sarebbe chiudere i ragazzi immigrati in «classi-ghetto simili a riserve indiane». È dunque importante, per Avvenire, vincere la sfida dellaccoglienza e dellintegrazione, perché «anche questi bambini sono il nostro domani».
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