«Quella Traviata arriva al cuore»

In Verdi c'è già tutto! Perché allora inquinare la splendida Traviata, in scena al Carlo Felice, con una scenografia inspiegabilmente cupa ed inelegante, definita da un commentatore «decisamente sgradevole», e che farà dire ad un altro «Traviata, meglio ascoltare che vedere»? Ed allora, sabato scorso, all'aprirsi del sipario, su un improbabile «postribolo», certamente non pensato da Verdi, con tanto di medico che visita le «ospiti», con tintinnio di ampolle, baci a cielo aperto tra lenoni, clienti e fanciulle, a cui seguirà di lì a poco un altrettanto improbabile, oltre che rischioso, saltellare in piedi di sedia in sedia di Alfredo e Violetta durante il brindisi, ho chiuso gli occhi per lasciarmi avvolgere dalle magiche note del preludio regalatoci da Fabio Luisi (nella foto) al massimo della tensione e profondità.
Li ho riaperti grazie alla intensa recitazione dei due protagonisti, ma soprattutto per non perdermi la rigorosa, precisa e trascinante gestualità del Maestro, incantato da una direzione stupefacente, che ha raggiunto forse l'Acme nel preludio al quarto atto...

La musica ha quindi prevalso, come sempre quando non la si tradisce, a dispetto di inutili orpelli, e ci è arrivata al cuore! E lo dobbiamo ai due protagonisti, dalle voci giovani e possenti e di possibile grande futuro, sia pure aiutati da un pur necessario perfezionamento; al Coro perfetto, come sempre; all'Orchestra, divenuta ormai una Grande Orchestra, come la recente esecuzione del condensato della Tetralogia di Wagner ha confermato; ed infine al grandissimo Luisi, una «perla», un Maestro vero, che sarebbe bello, oltre che «saggio», tenercelo ben stretto, ambasciatore com'è ormai della grande tradizione musicale italiana, oltre che genovese. Ecco perché il Carlo Felice non dovrà mai morire con in mano tutti questi tesori ed eccellenze, e Genova, tutta Genova lo dovrà sempre difendere e sostenere!

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