C'è l'arbitro per le liti legate all'acquisto di mobili e quello per i vetri, l'arbitro per le lamentele contro le imprese di trasloco e quello per i ritardi e i disservizi aerei. «In Gran Bretagna è una tradizione da cui il nostro Paese è ancora lontano», spiega Maria Pisanò, direttore del Centro Europeo Consumatori Italia. I settori in cui gli Ombudsman sono presenti superano la settantina e in tutti il ricorso a un giudice è una eventualità rara, di solito per risolvere la controversia basta l'arbitro. Per il consumatore l'intervento del mediatore è sempre gratuito, mentre a pagare gli organismi arbitrali sono le imprese del settore, che versano una minuscola parte del giro d'affari. In alcuni casi l'attività dell'Ombudsman è fondata su norme di legge (come per i servizi finanziari e per gli studi legali). In altri sono le aziende che volontariamente si uniscono per dare vita a un organismo indipendente che, garantendo il consumatore, contribuisce a migliorare l'immagine del settore (è questo il caso dell'arbitro per i servizi di trasloco). Anche nelle associazioni volontarie i responsabili dell'ente di mediazione devono dare garanzie di indipendenza e solo una minoranza può essere legata alle imprese.
Quando le decisioni sono troppo spesso a
favore delle imprese, interviene la stampa. È successo qualche tempo fa: il Guardian, uno dei più autorevoli quotidiani del Paese, avviò una campagna contro una presunta «morbidezza» dell'Ombudsman per le vendite di mobili.
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