Gian Micalessin
Da oggi alle 18, quando il presidente palestinese Abu Mazen gli consegnerà ufficialmente la lettera dincarico, Ismail Hanyeh sarà ufficialmente primo ministro e avrà cinque settimane di tempo per scegliere i ministri, consultare gli alleati e metter mano al programma di governo. Ieri sera il candidato di Hamas ha concluso un lungo vertice con il presidente palestinese dedicato alle scottanti questioni del riconoscimento dIsraele e degli accordi siglati in passato dallAutorità Palestinese. Concluse quelle discussioni, Mazen si è detto pronto ad affidargli la formazione del nuovo esecutivo.
Il vertice era stato «oliato» dalle aperture concesse in unintervista da Moussa Abu Marzouk, numero due dellufficio politico di Hamas in esilio. Marzouk ha offerto maggior disponibilità sugli accordi internazionali già ratificati dallAnp e sul riconoscimento dIsraele. Affrontando le condizioni poste dal presidente per il conferimento del mandato di governo, il numero due di Hamas in esilio ha riconosciuto che «gli accordi esistenti non sono stati firmati con un entità immaginaria, ma con un entità effettivamente esistente». Marzouk ha poi spiegato che Hamas non nega lesistenza fattuale di uno Stato dIsraele, ma si rifiuta di riconoscergli legittimità politica fino a quando continuerà linvasione. «Non cè dubbio esiste ha detto Marzouk - un riconoscimento realistico dellesistenza dIsraele sul territorio».
Poco prima dellincontro tra Hanyeh e Mazen una delegazione di Hamas guidata da Mahmoud Zahar aveva incontrato le altre formazione palestinesi invitandole a partecipare al nuovo governo. «Vogliamo formare una coalizione il più ampia possibile entro linizio di marzo», ha annunciato il portavoce Sami Abu Zahri. La Jihad Islamica, lunico gruppo ad aver boicottato le elezioni, ha subito rifiutato la proposta. Le altre formazioni si sono riservate di valutare lofferta.
Il mandato di Hanye non si presenta comunque facile. I leader politici e i capi dei servizi di sicurezza dIsraele sembrano determinati a ostacolare con tutti i mezzi il nuovo esecutivo dellAnp. Dopo il blocco delle rimesse fiscali varato dal governo, il capo dello Shin Bet Yuval Diskin - intervenuto davanti commissione Esteri e Difesa del Parlamento - ha definito Hamas una minaccia strategica per Israele. Nellanalisi del capo dei servizi di sicurezza interni la nuova Anp, guidata dalla formazione fondamentalista, diventerà un punto di riferimento per tutte le forze radicali. Diskin ha paragonato la nuova Anp ad uno «stato sunnita islamico» capace di attrarre tutte le forze ostili ad Israele legandosi allIran e al più vasto movimento della jihad internazionale. Il capo dei servizi di sicurezza interni ha anche confermato le voci secondo cui Hamas si preparerebbe ad annunciare una sospensione delle ostilità di un decennio. Stando allo Shin Bet, Hamas giustificherà la tregua con un decreto religioso per non farla sembrare una «capitolazione» di fronte alle pressioni israeliane. La tregua resta però, secondo Diskin, una mera scelta strategica decisa da Hamas per consolidare il controllo sulla società palestinese e rafforzare la propria struttura militare in vista di una nuova intifada contro Israele.
Mentre Diskin lanciava il nuovo allarme layatollah Alì Khamenei, autorità suprema di quella Repubblica Islamica impostasi come principale nemico dIsraele, incontrava Khaled Meshaal. Il capo dellufficio politico di Hamas è alla sua seconda visita in Iran in soli due mesi. Dopo lincontro Khamenei ha chiesto a tutti i Paesi islamici un appoggio finanziario alla causa di Hamas. «Bisogna elaborare un piano perché tutti i musulmani possano fornire un aiuto economico su base annuale ai palestinesi, la sola via per il successo ha aggiunto Khamenei - è quella di continuare la resistenza contro il regime invasore».
Lesercito e i servizi di sicurezza israeliani continuano, invece, la loro offensiva contro le cellule della Jihad Islamica sospettate di preparare attentati suicidi.
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