Controstorie

I 400 anni di schiavismo senza alcuna riparazione

Nel Nord Carolina è ancora vivo il ricordo degli sbarchi del 1619. E attende un'ammenda

I 400 anni di schiavismo senza alcuna riparazione

Marzio G. Mian

Quante ne ha viste quest'albero, «il testimone silenzioso» lo chiama James Shields, insegnante al Guilford College, fondato nel 1836 dalla comunità quacchera della contea di Guilford. È un liriodendro, della famiglia delle magnolie; in Nord Carolina è detto anche «albero dei tulipani», per i fiori a coppa dal profumo estenuante che attira i colibrì. Nella Foresta Sacra ce ne sono altri, forse anche più alti e più grossi, ma questo c'era già ai primi dell'Ottocento e ha assistito a una fetta eroica di storia dello schiavismo, l'unica in grado di fronteggiare quell'ignominia che segna l'esordio della nazione americana, «la più grande migrazione forzata della Storia», dice il prof, «4 milioni di africani condotti in catene a partire dal 1619, esattamente quattro secoli fa, quando dalla White Lion, brigantino inglese, furono sbarcati nel Sud della Virginia i primi 20 giovani angolani».

Due milioni gli schiavi che finiranno in fondo all'Atlantico, 400mila quelli acquistati nelle aste dagli schiavisti del Nord Carolina. Ebbene, lungo questi Sentieri della Libertà, dove la macchia era più impenetrabile, gli ex proprietari di schiavi quaccheri, a partire dal 1830 e fino al 1860, misero in piedi quella che fu chiamata l'underground railroad, la ferrovia sotterranea. I «passeggeri» erano schiavi in fuga dalle piantagioni, i «conducenti» erano spalloni di uomini, bianchi che rischiavano la forca come il quacchero Levi Coffin, uno dei più ferventi abolizionisti del Nord Carolina, le «stazioni» erano i punti segreti di ritrovo notturni dove convenivano i fuggiaschi per ricevere denaro e istruzioni per il viaggio verso le grandi città degli Stati del Nord e il Canada. «Questo albero è stato una delle stazioni più importanti. Da qui in molti sono anche partiti per Haiti o per la Liberia». Negli ultimi anni, anche grazie al bestseller di Colson Whitehead, si è scoperta la figura centrale dell'incredibile epopea della Undeground Railroad, quella Hurriet Tubmans, detta «Mosè d'America», schiava liberata che con 19 viaggi ha aiutato oltre 300 fratelli a raggiungere l'Ohio dal Kentucky; ma il Nord Carolina è dove la «rete» era quasi capillare, qui gli abolizionisti erano tosti quanto gli schiavisti: «Nella regione paludosa di Dismal, nel nord est dello Stato», racconta Jams, «si era formata una vera colonia di fuggiaschi, la più grande sacca di ribelli del Paese. Vivevano per mesi negli acquitrini infestati di alligatori perché molti di loro li conoscevano bene quei luoghi fetidi avendoci vissuto per anni scavando a mano il Dismal Canal tra la Virginia e il Nord Carolina. Nessun cacciatore di schiavi si avventurava in quell'inferno».

È questa storia di riscatto che dopo la Guerra Civile quando il Sud ha conosciuto una stagione di affrancamento e riconciliazione fino al principio del Novecento - ha reso il terreno fertile, in Nord Carolina, per la nascita delle più importanti e antiche università afroamericane degli Stati Uniti. Raleigh era chiamata la «Boston nera». Il campus della Shaw University è fitto di targhe, come quella all'esterno della Estey Hall, edificio del 1874, residenza delle studentesse nere del Sud, primo dormitorio femminile degli Usa. La Leonard Medical School, complesso in stile rinascimentale, è tutt'oggi la migliore università afroamericana di medicina, nel 1881 uscirono i primi 400 dottori destinati alle comunità rurali di ex schiavi. L'Harvard del Sud è la St. Augustine University, qui si è formata la generazione che ha dato vita alle battaglie antisegregazioniste degli anni Cinquanta e per i Diritti Civili nei Sessanta. Martin Luther King parlava dalla radio della St. Augustine, la prima emittente degli studenti afroamericani. Alicia Winbrown ha 22 anni e dirige il Falcom Forum, il quotidiano universitario che in occasione dei 400 anni dall'inizio della schiavitù ha riaperto il dibattito sulle riparazioni mai avvenute.

«Gli Stati Uniti hanno conosciuto una crescita economica e politica mondiale nel corso di pochissimo tempo perché hanno giocato sporco usando gli schiavi come forza lavoro. Non solo non c'è mai stata una riparazione economica nei confronti degli afroamericani, ma nemmeno un'apologia ufficiale. Addirittura la schiavitù non è stata abolita definitivamente, perché il tredicesimo emendamento recita che in caso di condanne per certi crimini il detenuto può essere obbligato a lavorare per lo Stato. La maggioranza dei detenuti sono afroamericani. Se io posso studiare e votare è grazie ai miei nonni e genitori che si sono battuti nella stagione delle lotte civili», dice Alicia, «ma il dovere della mia generazione è quello di chiedere una totale riparazione».

Il Sentiero della Libertà del Nord Carolina riporta nella Contea di Guilford, non lontano dalla Foresta Sacra. Greensboro, quasi 50mila studenti distribuiti in sette università, oggi scala le classifiche delle città più vivibili degli Usa, ma negli anni Sessanta è stata uno dei fulcri delle proteste, dando il via al movimento dei «sit-ins», quando quattro studenti decisero di violare il divieto di accesso nelle caffetterie pubbliche, riservate solo ai bianchi. Il primo febbraio del 1960 decisero di sedere al banco di Woolworth, non vennero serviti, ma non si mossero fino alla chiusura del locale. Nei giorni successivi la protesta pacifica continuò, aggregando centinaia di studenti neri anche in altre città universitarie del Sud. Solo il 25 giugno, quando la caffetteria di Woolworth stava per fallire a causa dei mancati introiti (e per il boicottaggio del KKK), il manager chiese alle inservienti nere di togliersi la divisa e di sedere al banco. Furono servite dalle colleghe bianche.

Era la prima volta in uno stato del Sud in quasi quattro secoli, cioè da quando arrivarono i 20 angolani con la White Lion.

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