Il consumo di sostanze stupefacenti nelle discoteche The Club e Hollywood è «proseguito senza variazioni di sorta» dal 2007 a oggi. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame nelle motivazioni dell'ordinanza con cui hanno confermato gli arresti domiciliari per Davide Guglielmini, amministratore unico e gestore della società Vimar, titolare dell'Hollywood e socio della società che gestisce il The Club. Guglielmini era stato arrestato il 19 luglio nell'ambito dell'inchiesta condotta dai pm Alfredo Robledo e Frank Di Maio con l'accusa di agevolazione del consumo di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina all'interno dei due locali. Il suo difensore ha obiettato che l'inchiesta della Procura si è fermata al 2007, senza dimostrare che in seguito fosse continuata la pratica del consumo di droga. Tuttavia, per i giudici, «la vastità del fenomeno accertata fino al 2007, la permanenza nel tempo dello stesso tipo di clientela che fino al 2007 aveva fatto uso di stupefacenti nei locali gestiti da Guglielmini e che aveva scelto quei locali proprio per questo servizio aggiuntivo gestito dai gestori, la circostanza che tale servizio comportava notevoli ricavi aggiuntivi in considerazione della clientela acquisita, inducono a fondatamente ritenere che, in assenza di comprovate modifiche strutturali e organazzative specificatamente mirate a impedire l'uso di sostamze stupefacenti nei locali, tale uso sia proseguito senza variazioni di sorta». Nell'interrogatorio di garanzia dopo l'arresto, Guglielmini aveva tentato di chiamarsi fuori, sostenendo di non occuparsi più della gestione delle discoteche, ma i giudici sottolineano che «la discoteca Hoolywood è attualmente controllata dalla Vimar» e che «i titolari della licenza sono Davide Guglielmini e Stefania Campagnolo». Secondo il collegio presieduto dal giudice Paolo Micara, «l'indagato nonostante le cessioni di quote, di fatto continua a gestire i due locali frequentati dalla medesima clientela proveniente dal mondo dello spettacolo e dello sport e costituente un forte richiamo per il pubblico». Inoltre, si legge ancora nel provvedimento, «non ha dimostrato di essersi attivato ponendo in essere strutture idonee a impedire il consumo di cocaina nei locali, né ha modificato l'impostazione del servizio d'ordine per trasformarlo da strumento a tutela della riservatezza e della protezione dei clienti che facevano uso di stupefacente a strumento atto a impedire effettivamente il consumo di stupefacente consentendo eventualmente i necessari controlli a sorpresa delle forze dell'ordine». Infine, confermando gli arresti domiciliari per l'indagato, il Riesame sottolinea che permane il pericolo di reiterazione del reato dal momento che l'indagato controlla anche altri locali. Confermati gli arresti domiciliari anche per Rodolfo Citterio, ex membro della Commissione comunale di vigilanza e presidente del sindacato italiano locali da ballo arrestato a luglio per corruzione. Il suo, secondo i giudici, era «un vero e proprio sistema finalizzato ad agevolare artatamente le attività di imprenditori amici del Citterio attraverso la sua accertata influenza sugli organi di controllo». Secondo la Procura, Citterio avrebbe chiesto una tangente da 40mila euro all'imprenditore Alberto Savoca «per fargli ottenere» il «parere di agibilità» per aprire il locale Qin nella zona del parco Lambro. E quindi avrebbe offerto «utilità consistite nella partecipazione gratuita a serate e cene in locali notturni di Milano» ad Aldo Centonze, il pubblico ufficiale dell'Ufficio del Demanio del Comune preposto alla disposizione dei controlli sul Quin, essendo l'immobile di proprietà comunale. Ora nel documento, i giudici riportano la testimonianza rilasciata da Savoca il 28 maggio 2008, a cui Citterio era stato indicato da alcuni conoscenti come «persona assolutamente in grado di risolvere qualsiasi problema burocratico connesso al mondo dei locali». E la trascrizione di un sms intercettato il 26 gennaio dello stesso anno, in cui Centonze lo ringraziava dei compensi: «Rudy grazie di tutto, è stata 'na gran serata e 'na gran scopata. Spero x te ke Giuliana nn sia stata da meno», contenuta nella relazione della squadra mobile. Dalla relazione, secondo i giudici, si evince inoltre «l'abitualità dei comportamenti di corruzione di Citterio e Centonze», confermata «dal contenuto di ulteriori conversazioni telefoniche intercettate». Nell'udienza davanti ai giudici del Riesame i difensori di Citterio, gli avvocati Andrea Soliani ed Elena Denti, avevano sollevato alcune eccezioni procedurali e poi avevano sostenuto l'insussistenza del pericolo di reiterazione del reato, dal momento che il loro assistito «non sarebbe più membro effettivo della Commissione comunale di vigilanza».
Tuttavia per i giudici «il pericolo che l'indagato commetta reati della stessa specie prescinde dall'attuale qualifica di pubblico ufficiale» e aggiungono che «qualunque misura non custodiale sarebbe inidonea a interrompere il sistema di relazioni facente capo al Citterio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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