Il golpe previsto in questi giorni è rimandato per indisposizione dei Generali. Ci scusiamo con i cospiratori e assicuriamo le tifoserie che riceveranno un bonus spendibile al prossimo tentativo. Non è un’intercettazione intercorsa tra i Palazzi del Potere, ma è l’ipertesto che si legge negli occhi e nelle parole paludate di protagonisti e osservatori.
Fino alla settimana scorsa si sentiva rumore di sciabolette e tintinnìo di braccialetti. Si era creata una promettente filiera per inneggiare al golpe: il voto sulle intercettazioni con le sue lacerazioni, la tempesta sul caso Brancher, e prima su Scajola, la sentenza su Dell’Utri, le spaccature nella maggioranza, il conflitto tra Berlusconi e Tremonti e perfino dentro la monolitica Lega, le fiocinate di Fini, l'insorgenza delle Regioni, le sofferenze della manovra. Non mancava, a speziare il tutto, il sapore di qualche gnocca da asporto.
Il clima era precipitato e tanti parlavano di un'imminente caduta del governo, con eventuale richiamo alle urne o con la nascita di un governo istituzionale di transizione ispirato dal Presidente. Si facevano bilanci e si vedeva qualcuno uscire allo scoperto.
Qualche cospiratore faceva capolino, bruti e brutelli lucidavano coltelli e si lanciavano occhiate di complicità, c'era baruffa nell'aria. Poi la tempestiva retromarcia su Brancher, le dimissioni sue come quelle di Scajola, la trattativa per modificare la legge sull'intercettazione, la scelta del ricorso alla fiducia e il conteggio dei numeri in Parlamento, la ricucitura delle divergenze e la circoscrizione a una frangia modesta della corrente finiana.
E ancora, la paura di buttarsi nella mischia degli outsider che hanno preferito rinviare la loro discesa, l'evidente incompatibilità di leadership terzista tra Fini e Casini, che non vede con piacere le immersioni subpolitiche del suo successore alla Camera e alla Fronda.
Da qui il contrordine: il golpe viene rimandato a data da destinarsi, ci scusiamo con le maestranze, le cospirazioni riprenderanno il più presto possibile. Insomma, per dirla nel gergo del Sommozzatore di Stato, un buco nell'acqua. Naturalmente la trama è solo rimandata. Ma è tipica del golpista la sindrome del cane: se scappi ti insegue, abbaia e cerca pure di morderti. Ma appena ti fermi, lo guardi negli occhi, mostri vigore e magari accenni ad andargli incontro, il cane arretra e poi fugge. Così è stato anche questa volta.
Di tutto questo resta la leggenda ricorrente del Governissimo. Torna questo fantasma o spauracchio a ogni accenno di crisi; o a volte, all'inverso, si provoca un accenno di crisi per evocare lo spettro del governissimo. Cambia il nome d'arte: si è chiamato governo di larghe intese o istituzionale, e in passato compromesso storico, patti conciliari, ammucchiata, inciucio, convergenze, consociativismo, concertazione, connubio. Varietà di nomi, monotonia di esiti: l'aborto, il fallimento prenatale. Rieccolo, il governissimo. Ha la funzione del baubau, serve a invocare l'azzeramento della politica per ripartire daccapo. Ma poi la sua unica funzione è delegittimare i governi in carica, o rovesciare, con finto garantismo istituzionale, l'esito di libere elezioni.
Non siamo abituati ad avere governi di legislatura, che durano cioè un intero mandato, e anche quando ci sono le condizioni normali per continuare, invochiamo una bella crisi per tornare alla Prima Repubblica quando i governi cadevano ogni nove mesi. Nella Seconda Repubblica abbiamo cambiato vizio: dopo mezzo secolo di democrazia ingessata, con un partito fisso al governo, alleati inclusi, ora non riusciamo mai a confermare nessun governo uscente; da diciott'anni vince sempre chi sta all'opposizione.
In realtà l'invocazione del governissimo regge su un intreccio di follie. Si ritiene che mettendo insieme tante debolezze possa nascere una forza. Si pensa che assemblando tante incapacità possa sorgere un governo capace. Ma soprattutto si crede che gli stessi leader e gli stessi partiti che si odiano e si accusano dei peggiori crimini, messi insieme, possano d'incanto produrre Amore di Gruppo e Governo Armonioso. Se è un governo istituzionale dovrebbero vararlo insieme Napolitano e Letta, Schifani e Fini, Bossi e Casini, Tremonti e Bersani, Di Pietro e Berlusconi. Più la partecipazione straordinaria di Draghi, Montezemoli ecc. Vi pare possibile? Che razza di governo verrebbe fuori, con che linea?
E poi, l'unica ragione valida per varare un governissimo, sarebbe fare scelte che nessuno potrebbe fare da solo. Mi riferisco da un verso a scelte impopolari, come tagli, riduzioni, lacrime e sangue, che nessun governo può fare per non perdere consenso. E dall'altro a scelte popolarissime ma impolitiche perché impedite dalla propria nomenklatura come abbattere i costi della politica, dimezzando parlamentari e personale annesso, autoblu, consiglieri, Comuni e consigli di amministrazione, abolendo le Province. Un governo di tutti in teoria si potrebbe fare, ma basta che uno si chiami fuori, per incassare il dissenso, e l'impianto crolla: io a occhio già ne vedrei almeno due che si chiamano fuori già da subito, sui due versanti della politica. Infine un governissimo dovrebbe servire, come si dice, a stabilire insieme le regole e dunque a modificare la Costituzione e poi tornare a dividersi. Ma quali nuove regole sarebbero davvero condivise? Se c'è una parte che non vuol nemmeno sentir parlare di modifiche alla Costituzione, di che stiamo parlando?
Allora torniamo seri: incalzate Berlusconi e il suo governo, criticatelo e opponetevi com'è vostro diritto e dovere, ma lasciatelo governare per i restanti tre anni, senza velleitari golpettini. Poi dopo i tre anni si va alle urne: se c'è qualcuno che prende ampia maggioranza governa; in caso contrario, come è accaduto in Germania e in Inghilterra, si tenti pure la carta della grande coalizione, dando la guida a chi ha preso più voti degli altri.
Allora deciderete con l'interessato, se mandare Berlusconi alle Bahamas, al Quirinale o sotto i giudici, finito l'ombrello Alfano. Ma adesso, per favore, finitela con questi golpettini di tosse; costringete il governo a governare e non ad andarsene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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