La Iata: «Perdite del 2009 a 11 miliardi di dollari»

Nel dicembre del 2008, a Ginevra, la Iata annunciò le sue cupe previsioni per il 2009: 2,5 miliardi di dollari di perdite complessive per l’industria del trasporto aereo, dopo perdite nei 12 mesi per 5 miliardi. La stessa associazione (che riunisce le principali 230 compagnie commerciali del mondo) in marzo modificò le stime: 4,7 miliardi di perdite previste per il 2009. In giugno orizzonte ancora peggiore: perdite 2009 stimate a quota 9 miliardi, consuntivo 2008 peggiorato a 10,4 miliardi. Ieri, da Washington, è venuta una nuova rettifica in negativo: 11 miliardi di dollari di perdite per l’anno in corso, una crisi «peggiore di quella provocata dagli attentati dell’11 settembre 2001» ha detto il numero uno della Iata, Giovanni Bisignani. Alla fine dell’anno il calo dei passeggeri sarà del 4%, mentre quello merci (termometro molto indicativo delle attività economiche ad alto valore aggiunto) registrerà un peggioramento del 14%.
Le cause del nuovo downgrade delle stime sono soprattutto due: l’aumento del prezzo del petrolio, oggi a 61 dollari contro i 56 calcolati a giugno; e il più basso riempimento degli aerei, meno 12% nel 2009 rispetto al meno 7% della precedente stima. I ricavi per il 2009 sono previsti in diminuzione di 80 miliardi di dollari (meno 15%) a 455 miliardi di dollari rispetto al 2008; il fatturato del settore non tornerà ai livelli del 2008 prima del 2012. Anche per il 2010 le previsioni sono pessimistiche, sebbene in miglioramento: la stima attuale è di perdite per 3,8 miliardi di dollari.
Bisignani ha avvertito che non si tratta di uno choc a breve termine, e che per tornare alla normalità ci vorranno anni. Le chiavi per sopravvivere sono «denaro in cassa, gestione attenta e taglio dei costi». Le compagnie più piccole sono a rischio perchè non hanno lo stesso accesso al credito di quelle grandi «e nei prossimi mesi ci si dovrà aspettare qualche altra bancarotta». Sono necessarie quindi «altre operazioni di consolidamento. Non c’è industria più frammentata di quella del settore aereo». Bisignani ha indicato come opportune anche fusioni e alleanze tra vettori europei e americani, «che sono maturi». Una stoccata anche agli aeroporti: «Basta con una tassazione folle degli scali» ha detto, rilevando come le tasse incidano sul costo dei biglietti, peggiorando l’andamento del settore: «Anche i governi hanno un ruolo in questa crisi. Noi non riceviamo alcun tipo di aiuto, ma quando una compagnia aerea esce dal mercato diventa un problema nazionale».
E proprio alla fusione Alitalia-Air One Bisignani ha dedicato un commento: «Stanno affrontando un periodo molto difficile ma l’integrazione è stata veloce e di successo. Naturalmente ci sono dei problemi: la nuova Alitalia ha iniziato a operare in un anno di profonda crisi del settore e ne è stata fortemente colpita».


Sul fronte della compagnia, da registrare la firma posta ieri dall’Unione piloti ai vecchi accordi di Palazzo Chigi; e il prolungamento di sei mesi dell’inchiesta giudiziaria per bancarotta, nell’ambito della quale sarà ascoltato anche Giancarlo Cimoli. Infine, il commissario straordinario Augusto Fantozzi ha comunicato che Finarte venderà il «tesoretto» artistico della compagnia.

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