Roma - Sciopero delle edicole dal 24 al 26 febbraio. I due giorni in cui si vota e il giorno in cui si sapranno i risultati delle elezioni. Ovvero proprio quando i giornali vendono il maggior numero di copie. Ma a lei che è il presidente del sindacato nazionale dei giornalai, Armando Abbiati, sembra una buona idea aver proclamato la serrata in quei giorni?
«É un'azione forte nella speranza che qualcuno si accorga di noi e della crisi che stiamo vivendo. Negli ultimi 5 anni hanno chiuso oltre 8mila edicole. Questo significa che circa 15mila persone hanno perso il lavoro. Eppure nessuno sembra accorgersene. Cinque anni fa c'erano 35mila punti vendita che ora sono scesi a 26mila, forse 27mila con gli stagionali, nel silenzio generale. Dobbiamo far capire che esistiamo. E non possiamo puntare a sopravvivere soltanto con le elezioni o i mondiali di calcio per i quali dobbiamo aspettare il 2014».
Che cosa chiedete per revocare lo sciopero?
«Vogliamo soltanto ci vengano date regole certe. Con la proclamazione della serrata ci aspettiamo di essere convocati subito dal governo per discutere di riforma dell'editoria e di liberalizzazioni. Anzi. Per la verità speriamo di essere precettati e che il governo ci obblighi a restare aperti per le elezioni».
Perché volete essere precettati?
«Perché con la precettazione avremmo la conferma di un fatto: le edicole forniscono un servizio di pubblica utilità e dunque si devono stabilire regole certe uguali per tutti. E non 19 legislazioni diverse in 19 regioni come ora».
Quindi no alla liberalizzazione?
«Sia chiaro che non siamo una casta, soprattutto non siamo contrari alle liberalizzazioni. Ma allora anche in questo caso prima occorre fare chiarezza: sono pubblico servizio o no? Perché se si liberalizza vuol dire che io sono un commerciante come gli altri e allora apro senza bisogno di permessi e gestisco la mia attività come credo. Non sono tenuto ad aprire alle sei del mattino, a stare aperto per 14 ore magari pure la domenica: decido io».
Chiarissimo. Ma non credete che uno sciopero sia comunque controproducente in un momento in cui le persone che vanno in edicola a comprare giornali appaiono purtroppo in via di estinzione?
«Ma questo accade perché gli editori non reagiscono e investono soltanto nel web. Negli ultimi anni stanno chiudendo 4 edicole al giorno, migliaia di disoccupati di cui nessuno parla. Perché non si affronta la riforma dell'editoria? Non chiediamo sovvenzioni chiediamo che qualcuno si faccia venire qualche buona idea. Il mercato è completamente fermo e l'unica soluzione che trova qualche editore è quella di abbassare i prezzi ai periodici che invece non vendono più».
I giornalai invece hanno qualche idea da proporre?
«Facciamo il tesserino dei punti premio come i supermercati. Un tesserino che al costo di 10 quotidiani te ne offre 14 o 15. Sicuramente quello che non funziona è il matrimonio tra quotidiani e periodici hanno esigenze troppo diverse».
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