Falsità in testamento e tentata estorsione: sono le accuse contestate dalla Procura di Milano a Marco Di Nunzio (nel tondo), imprenditore torinese da anni residente in Colombia, che all’alba di ieri è stato arrestato dalle autorità sudamericane. Il 56enne avrebbe redatto un falso testamento in cui Silvio Berlusconi lo citava come erede e avrebbe anche agito, scrivono i pm milanesi, «minacciando gli eredi legittimi» del Cavaliere, cioè i cinque figli, «nell’intento di insinuarsi nell’asse ereditario e farsi corrispondere le somme e i beni indicati» nel documento apocrifo o una «eventuale minor somma» per «tacitare le sue pretese». È stato in un’intervista durante la puntata di Report del 22 ottobre 2023, intitolata appunto «Il testamento», che Di Nunzio ha messo in atto l’ipotizzata tentata estorsione ai familiari di Berlusconi, oggi parte offesa nel procedimento.
I titolari dell’inchiesta, il pm Roberta Amadeo e il procuratore Marcello Viola, fanno riferimento alle frasi pronunciate dal 56enne ai microfoni di Report: «Vediamo di arrivare a un accordo direttamente con la famiglia Berlusconi - diceva -, sennò facciamo direttamente causa (...) andiamo a fare una transazione a saldo e stralcio con la famiglia Berlusconi, se no arriviamo ad un accordo, sennò in caso andiamo alla causa». Di Nunzio avrebbe pure minacciato, nella stessa intervista, «di diffondere ulteriore documentazione (non meglio specificata)» sull’ex premier, scrivono ancora i pm, «alimentando altresì il clamore mediatico». L’imprenditore è finito in carcere in Colombia per il falso testamento e per altri falsi, mentre i pm milanesi gli hanno notificato (a piede libero) l’avviso di chiusura indagini a suo carico attraverso l’ambasciata italiana.
Sono pronti a chiedere il processo. Secondo l’accusa, Di Nunzio ha scritto tre falsi testamenti olografi, con in calce la pretesa firma di Berlusconi che li avrebbe sottoscritti il 21 settembre 2021 davanti a due testimoni nell’ufficio della «Notaria Primera di Cartagena - Bolivar». I documenti riportavano la volontà del Cavaliere di disporre in favore dell’imprenditore il lascito di «liquidità, quote societarie, imbarcazioni ed immobili». In particolare: «Venti milioni di euro con l’onere di innalzare la struttura politica Forza Italia e i club Forza Silvio in Colombia», 6 milioni di euro come «regalie» da «depositarsi su un conto corrente a Miami», la «nave Principessa Vai Via» e tutti gli altri yacht, il 100 per cento delle azioni delle società proprietarie «delle ville ad Antigua» e il 2 per cento della «holding Fininvest Finanziaria». Di Nunzio avrebbe tentato di depositare i primi due testamenti all’Archivio notarile di Milano e un terzo, da cui rispetto ai precedenti venivano rimosse la sua firma e la dicitura «erede universale», lo ha depositato nell’estate scorsa presso un notaio di Napoli.
Nel 2023 inoltre, tra giugno e novembre, ha inviato «plurime diffide testamentarie» allo studio del notaio Arrigo Roveda, che ha gestito la fase dell’eredità del Cavaliere, e anche a Fininvest. Ha tentato pure un ricorso per un sequestro giudiziale dei beni, non accolto però dal Tribunale. La Gdf ha ascoltato diversi testimoni, tra cui Marta Fascina, per ricostruire dove si trovasse Berlusconi - che tra l’altro non conosceva neppure Di Nunzio - nei giorni della presunta firma colombiana.
È stato accertato che era ad Arcore (firmava i documenti per lo Spid). In Colombia il 56enne è finito in carcere anche per l’uso di una falsa targa consolare e per aver dato come indirizzo di domicilio quello che in realtà è un sito archeologico, la «Ciudad Perdida Sierra Nevada».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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