Roma Accolti, dalla Corte costituzionale, i due ricorsi sul caso Abu Omar che riguardano il segreto di Stato. Di conseguenza, vengono automaticamente annullate le decisioni della Cassazione e della Corte d'appello di Milano contro gli ex vertici del Sismi Nicolò Pollari e Marco Mancini, condannati a febbraio a 10 e 9 anni di pena, per il sequestro, fuori delle procedure legali (extraordinary rendition) attuato con uomini della Cia, dell'imam di Milano sospetto terrorista.
Il processo agli ex 007 italiani, dunque, «retrocede» di fronte alla Suprema Corte, che il 24 febbraio tornerà a pronunciarsi e dovrà tenere conto degli effetti della sentenza della Consulta.
I documenti coperti dal segreto di Stato possono essere utilizzati nelle indagini giudiziarie? Lo scontro tra governo e magistratura sulla vicenda del 2003 sta tutto in questa domanda. La Corte costituzionale ha risposto «no» nel 2009, ma ugualmente la Cassazione ha annullato nel 2012 il proscioglimento deciso dai giudici di merito per Pollari e Mancini, rinviando alla Corte d'appello di Milano che aveva ammesso in giudizio atti coperti dal segreto e ribaltato le due precedenti sentenze.
Tutti gli ultimi governi hanno sollevato per il caso Abu Omar conflitti d'attribuzione di fronte alla Consulta. Quello di Prodi nel 2007 e quello di Berlusconi nel 2008: la risposta fu che l'opposizione del segreto di Stato non può impedire le indagini, ma impedisce di utilizzare nel processo elementi secretati. I ricorsi su cui si è deciso ieri sono invece firmati da Monti e Letta. E tra i 15 giudici costituzionali all'udienza era assente Giuliano Amato, probabilmente per opportunità, visto che era ministro dell'Interno di Prodi.
La Cassazione ha operato una «grave violazione delle norme sul segreto di Stato», ha detto Massimo Giannuzzi dell'Avvocatura dello Stato. E ha aggiunto: «C'è stato un grave stravolgimento delle decisioni già assunte dalla Consulta, che aveva confermato il segreto di Stato. E un altro profilo lesivo è stato il non aver sospeso il procedimento in Corte d'appello». L'altro avvocato dello Stato, Raffaele Tamiozzo, ha spiegato che «il premier non può essere condizionato da valutazioni di merito della magistratura rispetto alla sua esclusiva competenza nell'apporre e nell'opporre il segreto di Stato su materie che riguardano la sicurezza pubblica».
A pensarci bene, non poteva che finire così. Ad aprile Giorgio Napolitano ha concesso la grazia al colonnello Usa Joseph Romano, condannato nel 2012 con 22 agenti della Cia per la «rendition» dell'imam.
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