Suicidi, bulli e stupri Adesso la scuola dà lezioni di violenza

Abusano della compagna nei bagni, a Savona arrestati quattro studenti. Risse e vessazioni all'ordine del giorno. E va tutto in Rete

Suicidi, bulli e stupri Adesso la scuola dà lezioni di violenza

Premessa d'obbligo: il titolo che leggete qui sopra è volutamente un'esasperazione. Sappiamo bene che la scuola italiana, pur fra tanti difetti, non è tutta da buttare. Le nostre scuole (benché spesso riflettano alla perfezione l'immagine di un paese sempre più in crisi) restano luoghi dove i genitori continuano a mandano i figli con un certo margine di fiducia. Fiducia in cosa? Nella possibilità che imparino qualcosa che possa tornare loro utile nella vita. Eppure questo «margine di fiducia», negli ultimi tempi, si è ridotto. Non c'è giorno che le cronache non parlino di episodi di bullismo (sempre più spesso nell'inquietante variante cyber), di violenze fisiche, di abusi sessuali, di vessazioni psicologiche. Sullo sfondo, sempre lei: la scuola. Parliamo di «sfondo» perché a volte le peggiori storie che finiscono sui giornali e nei tg avvengono «all'esterno degli istituti», come tengono a precisare i presidi.

Ma può una questione di pochi metri di distanza liberare la scuola dalle proprie responsabilità? Ovviamente no, anche se poi i docenti ribattono - e non senza molte ragioni - che le «responsabilità» vanno cercate soprattutto nelle famiglie dei ragazzi più problematici. «Problematici»: bella definizione sociologica per indicare quelli che un tempo venivano più semplicemente chiamati «delinquenti». È probabile che dietro un baby-criminale ci siano «cattivi» genitori, ma ciò non può essere elevato a paradigma. Giudicare a priori è rischioso. Guai a semplificare, sostenendo che - ad esempio - dietro i 4 studenti arrestati ieri a Savona per aver abusato di una loro compagna 16enne si celano «sicuramente» dei genitori «più colpevoli dei figli».

E che dire della mamma della babybulla di Bollate (Milano) che, qualche giorno fa, dinanzi allo scempio delle immagini della figlia che (istigata dagli amici che riprendevano la scena coi telefoni) pestava selvaggiamente una coetanea, ha ammesso di sentirsi «fallita» come genitore? Solo qualche ora prima c'era stato chi aveva giurato di aver visto questa stessa madre «complimentarsi» con la figlia-picchiatrice per «essersi fatta rispettare». Qual è la verità? Ci troviamo dinanzi a una mamma che, onestamente, ammette le proprie «responsabilità o siamo al cospetto di una mamma-mostro? E la ragazza che nel Padovano si è suicidata perché perseguitata dai cyberbulli del sito Ask, la «chat dell'odio»? E quegli altri 6 giovani, che nell'ultimo anno, hanno fatto la sua stessa scelta disperata? Nessuno ha - e può avere - risposte certe. Sullo «sfondo» - in questi come in tanti altri casi - sempre loro, le scuole: incapaci di educare, incapaci di punire. Con professori che, per farsi «accettare» dai ragazzi, sono disposti a tutto; docenti che, per fare gli «amici» dei loro studenti, si fanno insultare e mettere le mani addosso. Esagerazioni? Provate ad andare sul sito scuolazoo e troverete una carrellata infinita di video in cui ci sono professori che vengono ridicolizzati, umiliati o - di converso - si comportano essi stessi da bulli tra raptus di violenza e sceneggiate imbarazzanti. Ovviamente non sono questi i veri testimonial di un corpo docente che, per fortuna, nella maggior parte dei casi svolge il proprio lavoro con passione e spirito di sacrificio (e con paghe ben al disotto di quelle che il ruolo di questa categoria richiederebbe). Ma sappiamo bene come, da sempre, è gestito il carrozzone della Pubblica istruzione nel nostro paese: stipendi da fame, in cambio di un occhio chiuso (anzi, spesso entrambi) sulla scarsa propensione a lavorare da parte di chi siede in cattedra. Nessun controllo, nessun aumento meritocratico. Un andazzo che fa felici solo i furbi e i mediocri. Di professori bravi ce ne tanti, ma anche questi finiscono inevitabilmente per essere fagocitati da un sistema infetto (che, in ambito universitario, raggiunge livelli pandemici).

Un pessimo esempio per i giovani, ma che non può certo trasformarsi in alibi. Se ci sono studenti che si comportano da criminali e postano le loro imprese su youtube qualcosa di grave sta accadendo. Scaricare le colpe su famiglie, scuola e tecnologia è consolatorio. Peccato serva a poco.

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