Sul fumo una stretta da Stato autoritario[NOTE][/NOTE]

di Carlo Lottieri

Anche se spesso non lo si dice, le principali vittime dello Stato etico sono le nostre istituzioni fondamentali, a partire dalla famiglia.
In questo senso, le novità in materia di fumo inserite dal ministro Balduzzi nel decretone che sarà esaminato nel prossimo Consiglio dei ministri possono essere contestate in vari modi, ma soprattutto perché - nel momento in cui inaspriscono le multe già ora esistenti a carico di chi venda tabacco a soggetti minorenni - attribuiscono ancor più ai poteri pubblici quel ruolo di vigilanza, più o meno benevola, che tradizionalmente è sempre stato di competenza dei genitori.
Nel condurre la sua battaglia salutista e nel rigettare le proteste di quanti operano nei settori coinvolti, il ministro si è detto convinto che «se scoraggiare i consumi significa promuovere uno stile di vita più razionale e sobrio, non è un risultato malvagio». Egli ritiene dunque di conoscere cosa sia bene per noi, sa cosa sia la razionalità e tutto ciò - ai suoi occhi - l'autorizza a mettersi al nostro posto in innumerevoli circostanze.
La logica è certamente quella dello Stato etico di matrice hegeliana, secondo il quale esistono alcuni soggetti (i ministri e i parlamentari, in particolare) che possono accedere a un punto di vista privilegiato sulla realtà e, quindi, possono «gestire» o condizionare le decisioni più private di quelli che in teoria sono loro simili, ma che in realtà tanto simili non sono. Contrariamente a ciò che talora si crede, lo Stato etico non è un'esclusiva dei regimi apertamente illiberali (fascisti o comunisti), ma trova ampio spazio anche entro contesti democratici. Oggi la sua caratteristica cruciale sta nello stabilire se sia meglio comportarsi in un modo o in un altro e quali siano gli stili di vita da incentivare. Tutto questo è comunque reso possibile dal fatto che ognuno di noi è un proprietario in larga misura spodestato, poiché la classe politica esercita una forma di «super-proprietà» su ogni parte del reale. I ministri e i parlamentari sono i nuovi sovrani e questo li autorizza a trasformare le loro opinioni in regole che dobbiamo forzatamente osservare.
Nel caso specifico delle multe aggravate a carico di chi venda tabacco a soggetti troppo giovani, non soltanto siamo di fronte al meccanismo ampiamente contestabile dell'inasprimento delle pene (una logica persecutoria già contestata ai tempi dell'Illuminismo penale), ma anche e soprattutto a un processo che comprime sempre di più l'autonomia della società, producendo un'umanità decerebrata e sottraendo ognuno di noi al fascino e ai rischi della vita stessa: sia quando si è padri, sia quando si è figli.
Questa volontà da parte della politica e della legislazione d'invadere sempre più gli ambiti privati è però figlia di logiche autoritarie, poiché la libertà non può sopravvivere dove vi è chi pretende di educarci, farci migliori, «perfezionarci».
Di fronte all'imporsi di normative tanto asfissianti qualcuno, anche in Italia, ogni tanto reagisce e mostra segni di disappunto. È sicuramente vero che il proibizionismo conta alcuni avversari. È però non sempre facile fare comprendere come la repressione dei fumatori sia solo una delle molte manifestazioni di uno Stato strutturalmente irrispettoso di noi e delle nostre istituzioni fondamentali.


Solo se torneremo allora a intendere il ruolo della famiglia in una società libera, e solo se riprenderemo davvero a disporre di noi stessi e della nostra esistenza, potremo sul serio sbarrare la strada alla nuova intolleranza.

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