Caro Granzotto, mi affido a lei e alla sua franchezza di linguaggio per chiarirmi le dichiarazioni del sindaco di Londra e di Fulco Pratesi circa lemergenza idrica. Essi non si lavano che una volta ogni tanto, non tirano lo sciacquone quando fanno la pipì e non cucinano i rigatoni perché dicono che abbisognano più di acqua degli spaghetti. La domanda è: stanno diventando tutti matti?
Macché matti, caro Dellisanti. Sudicioni, caso mai. È per distinguersi dallecologismo plebeo (quello della deforestazione dellAmazzonia, per intenderci) che lecologismo chic (quello da salotto e da Capalbio, per intenderci) ha deciso di menarla con lemergenza idrica. Lasciando intendere ai poveri grulli che se in qualche plaga del Terzo mondo manca lacqua, la colpa è nostra, di noi che con lacqua ci laviamo, ci cuociamo la pasta e teniamo pulite le tazze del cesso. La sgangherata deduzione di questo sgangherato ragionamento è che lacqua, risparmiata non tirando lo sciacquone a Londra o a Roma, prende la strada del Bangladesh o del Burkina Faso e lì si ferma. Stop. Mettendosi a disposizione delle popolazioni locali. Questa incommensurabile fesseria viene propinata ai grulli, sempre loro, in salsa millenarista: anche qui, anche nel Primo mondo guaiscono quei Savonarola al burro e alici - lacqua sta esaurendosi e se continuiamo a tirare lo sciacquone presto non ce ne sarà più una goccia. Moriremo tutti di sete fra atroci tormenti. Tanto per intenderci: negli anni Sessanta il Club di Roma, santuario ecologico-catasatrofista fondato da Aurelio Peccei, categoricamente affermava che le riserve dacqua potabile dei Paesi industrializzati si sarebbero prosciugate di lì a quarantanni. Apra il rubinetto, caro Dellisanti, e verifichi se i guru del Club di Roma - fra di loro cerano molti Nobel, e come ti sbagli? - lavevano azzeccata (tra parentesi: quellareopago prese anche in esame il problema dellaffollamento di salme nei cimiteri, faccenda che secondo i loro calcoli avrebbe a lungo andare compromesso lequilibrio ecologico del pianeta. Una delle soluzioni più apprezzate fu quella di usare tutta quella materia prima per farne cibo per cani e gatti. Non scherzo.)
Per concludere: lacqua, come qualsiasi altra cosa, è meglio non sprecarla. Secondo: spiace assai che in Dancalia o nel Saupru Karbari la natura matrigna si sia dimenticata della fornitura idrica, ma la natura, ci si ripete fino alla noia, sa sempre quello che fa. Terzo: la natura, che la sa lunga, non vuole scherzi illuministici. Quando il Cremlino decise di ridistribuire lacqua del lago di Aral un lago che sembrava un mare, per quanto vasto lo ha ridotto a quello che è, una pozzanghera, senza che le popolazioni ne avessero tratto il minimo beneficio. Non avevano lacqua prima e con ce lhanno adesso. Quarto: continuerò e le suggerisco di fare altrettanto, caro Dellisanti a lavarmi, a tirare lo sciacquone e a cuocermi i rigatoni senza il minimo senso di colpa. Mi sentirei in colpa se puzzassi come un caprone, caso mai.
Paolo Granzotto
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