Gianni Baget Bozzo
La Francia ha celebrato la ricorrenza centenaria della più perfetta forma di laicismo non totalitario: quella che nel 1905 tolse alla Chiesa cattolica la personalità giuridica e quindi la titolarità dei suoi beni materiali. Essi avrebbero dovuto essere gestiti da associazioni culturali laiche, sia pure costruite da cattolici, ma senza alcun riconoscimento della Chiesa come istituzione. Il Papa di allora, San Pio X, rifiutò di riconoscere la possibilità di affidare la rappresentanza della Chiesa cattolica in Francia ad associazioni culturali di diritto privato e per questo avvenne la perdita del possesso legale delle stesse Chiese da parte della Chiesa di Francia. Questa forma di laicismo estremo si diffuse poi in America latina ed è tuttora vigente in Messico. Tali concezioni esasperate di laicismo non sono oggi più esistenti: e la figura delle Chiese come soggetti sociali e titolati a parlare anche di questioni politiche è ormai universalmente riconosciuto. Ma è paradossale che, in Francia, il problema di un intervento della Repubblica in questioni religiose sia stato posto dal fatto dell'emersione della comunità islamica come seconda religione di Francia. Il problema dinanzi a cui si trova di fronte la Francia 100 anni dopo la separazione tra Chiesa e Stato con labolizione del concordato napoleonico è che il problema del riconoscimento pubblico della religione le viene proprio posto dall'esistenza di una comunità islamica.
Il problema del mondo islamico è, per un governo europeo ed anche per i governi dei Paesi arabi e musulmani, opposto a quello che pone la Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica è eminentemente una istituzione, anzi da essa deriva la forma istituzionale dello stesso Stato europeo, la cui amministrazione statale venne concepita sul modello del sistema istituzionale pontificio. Ma lIslam non ha istituzioni, chiunque può proclamarsi imam di una comunità e sostenere le tesi che crede, anche perché si è formata nel mondo islamico una tendenza fondamentalista e politicizzata che non tiene conto dei costumi tradizionali del mondo islamico e li reinterpreta liberamente.
Il ministro Sarkozy, forte dellesperienza degli Stati arabi che tutti controllano le attività religiose degli imam e particolarmente la predica del venerdì, ha cercato di costituire un consiglio dellIslam, un soggetto di dialogo. Ha iniziato il controllo delle prediche del venerdì, espellendo 12 imam che sostenevano la causa dei terroristi. Ma egli aveva anche proposto una politica di integrazione degli immigrati musulmani di terza generazione, garantendo ad essi un certo numero di posti di lavoro nelle attività referenti alla pubblica amministrazione. Per questo egli ha potuto sostenere la linea della fermezza totale contro i disordini e, al tempo stesso, apparire come l'uomo che si era maggiormente preoccupato delle condizioni delle periferie parigine.
Da quando il principio nazionale, dopo la seconda guerra mondiale, non è più divenuto un principio di identità culturale, il laicismo come religione della democrazia e dello Stato ha perso il suo appello. Lo Stato nazionale non ha più identità culturale. In questo senso le identità culturali ritornano alle loro radici religiose, raggiungono il filone più antico delle differenze di culture e di civiltà.
Il laicismo suppone ancora la nazione come identità primaria, da tempo le nazioni europee hanno cessato di esserlo. Quasi inevitabilmente, tornano sulle spalle delle Chiese cristiane sia la definizione dell'identità culturale dei popoli europei sia la diretta correlazione con le nuove culture portate dagli immigrati. La laicità torna come differenza tra Chiesa e Stato, ma lo Stato non ha più titolo per considerare linfluenza culturale e sociale delle Chiese come un limite alla sua funzione di Stato. Ciò è dovuto anche al fatto che ormai i problemi della convivenza in un singolo Paese dipendono da situazione di ordine mondiale e, diversamente dallo Stato nazionale, la Chiesa cattolica, ma anche le altre Chiese hanno figura internazionale.
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