Via libera alla nuova scuola: più inglese e tecnologia

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Francesca Angeli

da Roma

L’idea è quella di mantenere il meglio della solida tradizione culturale dei licei rinnovandola con un’iniezione di modernità rappresentata dal potenziamento dello studio delle lingue, dell’informatica, della musica, dell’economia. Ottanta anni dopo la Riforma Gentile quella del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti non appare una rivoluzione che azzera il passato ma una ristrutturazione nell’ottica dello svecchiamento che guarda all’Europa, puntando a offrire più chances di lavoro ai giovani. Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto attuativo di riforma della scuola secondaria superiore, l’ultimo in applicazione della legge 53. Quello di ieri per il provvedimento è stato soltanto il calcio di inizio di una partita che si presenta piuttosto complessa vista l’ostilità dei sindacati che promettono uno sconto durissimo e anche delle Regioni. A queste ultime infatti viene richiesto soltanto un parere. È lo stesso ministro Moratti a spiegare che non occorre raggiungere un accordo in Conferenza Stato-Regioni perché «si tratta di un decreto ordinamentale che non tocca le competenze degli enti locali».
I tempi per le scuole sono ristretti perché la riforma partirà a pieno regime dall’anno 2006/2007. Gli organici del personale docente sono confermati fino al 2010/2011. Lo stanziamento destinato alla realizzazione del provvedimento è di 44 milioni di euro per il 2006 e 43 dal 2007.
La riforma istituisce un doppio canale: da un lato i licei dall’altro l’istruzione e la formazione professionale. Per tutti gli studenti verrà garantito il conseguimento di un diploma liceale o di un diploma o di una qualifica immediatamente spendibile nel mondo del lavoro. «L’impianto del secondo ciclo è unitario - assicura la Moratti -. E le scelte fra i due percorsi saranno comunque reversibili».
I licei sono otto. Quattro senza indirizzi: classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane. Quattro con indirizzi: economico; tecnologico; artistico; musicale e coreutico. La durata sarà di 5 anni articolati in due bienni più l’anno conclusivo. Il titolo di studio conclusivo che darà accesso all’Università avrà valore legale. Per passare all’anno successivo lo studente dovrà aver frequentato almeno tre quarti dell’orario annuale. A fini della valutazione viene considerato anche il comportamento. Tra le novità curriculari più significative nell’ultimo anno la previsione dell’insegnamento di una disciplina non linguistica in inglese. Nel linguistico sono previste 33 ore annue di conversazione con il docente di madre lingua e l’insegnamento di una materia in inglese parte dal terzo anno. Al termine del primo biennio tutti gli studenti avranno conseguito il cosiddetto patentino informatico. In tutti i percorsi liceali è garantita l’offerta di insegnamenti musicali in collaborazione con i Conservatori.
Il decreto stabilisce poi i livelli essenziali di prestazione per il canale di istruzione e formazione professionale. L’orario minimo annuale è di 990 ore e prevede la frequenza minima obbligatoria per tre quarti. Gli standard minimi dei percorsi formativi riguardano le competenze linguistiche e scientifiche, tecnologiche, storico sociali ed economiche. Sarà necessario un anno integrativo per chi vorrà dopo questo percorso proseguire gli studi all’università.


Per dare pari dignità al doppio canale la riforma prevede l’istituzione dei Campus: sede unica per il percorso liceale e quello professionale in modo da raccordare scuola e mondo del lavoro favorendo l’alternanza tra le due attività e facilitando il passaggio da un sistema all’altro.

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