Il marmo italiano arreda il tempio del Superbowl

RECORD Gli italiani sono grandi consumatori, ma il primato spetta agli statunitensi

I posti a sedere sono centomila, le suite di lusso 300, c’è pure il Dallas Cowboys Pro Shop e non si contano le sale club riservate. Benvenuti nel più grande stadio nazionale di football mai costruito, quello dei Dallas Cowboys, tutto tecnologia e marmi italiani, definito più un resort a cinque stelle che un impianto sportivo. In effetti definirlo uno stadio potrebbe sembrare riduttivo se parliamo di numeri e di eventi sportivi di interesse planetario. Sarà infatti la struttura che ospiterà quest’anno Nba All-Star Game e nel 2011 il superbowl, l’evento sportivo più coinvolgente degli Stati Uniti. E dunque vale la pena di parlare di questo prodigio architettonico costato ben 1,15 miliardi di dollari. La nuova sede dei Dallas Cowboys, progettata da Hks di Dallas e realizzata ad Arlington tra Dallas e Forth Worth, è molto di più di un semplice stadio: è un complesso dedicato allo sport e al tempo libero che ha stabilito un nuovo livello di eccellenza mondiale per questo tipo di infrastrutture. La sua cupola è sostenuta da una coppia di archi metallici alti 91 metri ancorati a terra alle estremità, e la copertura retraibile è stata progettata dallo studio d’ingegneria delle strutture Walter Moor. Ancora, alle estremità del dome sono state realizzate due gigantesche pareti vetrate, formate da cinque elementi ciascuna che possono essere aperte in funzione del tipo di evento e delle condizioni meteo del momento. E poi c’è il tocco magico che mai ti immagineresti di ammirare in uno stadio: il marmo, una pietra naturale senza tempo che si abbina perfettamente ad una struttura ultramoderna e tecnologica. Insomma un concentrato di tecnologia che ha però scelto di indossare un abito estremamente lussuoso. Merito anche della scelta fatta da Hks di ricorrere sia per gli interni che per gli esterni alla pietra naturale.
La stessa vicepresidente Loretta Fulvio, che ha seguito in prima persona il progetto, racconta di come è riuscita a trovare le pietre che sognava per lo stadio. È sbarcata in Italia e ha visitato più volte Marmomacc, la fiera di Verona specializzata nel settore delle pietre naturali, e ha trovato i materiali adatti visto che nella città scaligera espongono, ogni anno, circa 1500 operatori provenienti da ogni parte del mondo e ovviamente anche dall’Italia che fa la parte del leone. Ad esempio molte delle suite di lusso sono rivestite con “Serpeggiante” un calcare duro e denso fornito da Marmi Manzi di Trani: in tutto ne sono state impiegati circa 10mila mq. Marmi Sava, per fare un altro esempio, ha lavorato lo speciale Polar Black un marmo estratto in Norvegia, mai utilizzato prima negli Stati Uniti. Questa particolare pietra è stata impiegata nella decorazione dell’ingresso 365, quello che dà accesso alle aree dello stadio aperte tutto l’anno, assieme a delle lastre di Basaltina fornite dalla omonima azienda italiana. Ma il connubio marmo-impianti sportivi è un’idea che viene da lontano.
In piccolo, anche l’Italia può vantare uno stadio di marmo. Si trova al Foro italico a Roma, fu costruito nel 1932 con una capienza di circa 5200 posti. Noccioline rispetto ai centomila di Dallas ma in compenso, qui, persino le gradinate sono in marmo bianco di Carrara ornate da 59 statue offerte dalle province italiane. E proprio oggi in questa preziosa cornice si concluderà la nona edizione della Roma Seven Cup, un importante torneo di rugby patrocinato dal Comune di Roma e dall’assessorato Sport-Cultura. L’Italia del resto, vanta opere artistiche dove il marmo è utilizzato come bene prezioso. E non solo in opere o chiese legate all’antichità. Anche ai tempi nostri ci sono strutture moderne (come l’università Bocconi) e anche luoghi di culto rivestite del materiale pregiato. La chiesa di Seriate vicino a Bergamo, ideata dall’architetto Mario Botta, è un piccolo gioiello in marmo rosso di Verona. Gli italiani, infatti, sono grandi produttori di marmo, ma anche grandi consumatori. Si piazzano al quarto posto a livello mondiale sia per produzione (3670 milioni di euro è il giro di affari), sia per l’utilizzo.

I veri cultori sono però i cinesi seguiti dagli americani. Negli Usa, infatti, hanno utilizzato ben 88 milioni di metri quadrati di marmo nel 2008. I cinesi hanno fatto di più: i metri quadrati sono stati 178 milioni in un solo anno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica