Dentro, la rabbia che schiuma e arriva fino a coinvolgere l’Inter, Pazzini e anche Brighi, l’arbitro di Milan-Bari. Fuori il pessimismo cosmico di critici e tifosi che finisce per mettere addirittura sotto processo Allegri, quasi fossero suoi i peccati commessi nell’ultima settimana dalla capolista investita da un improvviso malessere. Da qui al derby di sabato 2 aprile, lungo due settimane chilometriche, il Milan sembra destinato a vivere sui carboni ardenti, rosolato dall’entusiasmo che proviene da Appiano e condizionato dalla depressione del proprio distretto, Milanello.
Finita la sfida di San Siro, quelli del Milan si sono scambiati appena qualche telefonata (tra Galliani e Allegri) mentre grazie a Sky e Mediaset premium è partito il paragone televisivo tra il gol tolto a Ibra e quello concesso a Pazzini col Lecce. Galliani è rimasto in rigoroso silenzio, Allegri ha preferito staccare il telefono ma la conclusione, proveniente dal portavoce del club, è stata la seguente: il gesto tecnico è identico, i fischi dei due arbitri diversi, a parti invertite si sarebbe potuto anche verificare che Ibrahimovic giocasse il derby dopo aver steso il Bari e Pazzini ne rimanesse fuori essendo diffidato. Sullo sfondo il diverso impatto di Orsato e Brighi, autore, questo sì, di un referto “carogna”contro Ibra a giustificazione delle tre giornate di squalifica. Come si capisce al volo, è una questione da dottor sottile che va dritto alla pena che da qualche giorno ha schiacciato il cuore del Milan tutto: la perdita secca del gigante svedese.
Che, tra l’altro, avendo sommato l’ammonizione per quel gol poi annullato, si ritrova anche, una volta completata la squalifica, a ripartire da una diffida. Questo è quel che succede dentro il Milan. Come confermano le parole di Gattuso: «Il campionato è riaperto. Cos’ha l’Inter più di noi? La convinzione ». Fuori c’è un altro incendio che rischia di fare danni. E che riguarda l’allenatore Allegri, messo sotto accusa, a volte anche a sproposito. Gli attribuiscono ogni errore, dallo schieramento di partenza (in particolare Seedorf che invece è stato tra i migliori a Palermo) fino ai cambi, necessari e scontati tra infortuni (Jankulovski), ammonizioni (Van Bommel) e necessità di rimontare lo 0 a 1. Due sono invece i rilievi che Allegri può e deve meritare, accumulati negli ultimi giorni: 1) aver consolato l’ambiente segnato dall’effetto panico per la marcia nerazzurra; 2) aver fatto poco per rimediare alle partenze pigre, macchinose del Milan, sia col Bari che col Palermo (i due primi tempi da cestinare).
«Ci giochiamo tutto nel derby: era così prima, sarà così anche ora» è la sua visione del duello tricolore dopo il meno 2 che non tiene conto di un altro deficit, segnalato dalla prova di Palermo. E che attiene, questa volta, alla condizione fisica. Tra Bari e Palermo, anche nel secondo tempo col Tottenham e a Torino contro la Juve, s’è persa traccia del Milan precedente, laborioso, cinico e anche prepotente dal punto di vista fisico, capace per esempio, a Catania, in 10 contro 11, di acciuffare la vittoria.
Lo scadimento più clamoroso è da mettere sul conto di Mark Van Bommel, detto “il maresciallo” che proprio contro Bari e Palermo è stato responsabile di due gravi amnesie. Sono costate quattro punti, addirittura. Col Bari non si è accorto di Rudolf che sotto gli occhi si sfilava via per andare a prendersi un assist su punizione di Almiron, col Palermo ha traccheggiato troppo attaccato al palo di Abbiati, lasciando che Goian bucasse il fuorigioco e addirittura alzando la mano, senza intervenire sul difensore rosanero.
Qui Allegri, diciamolo subito, non ha responsabilità dirette: non ha preferito l’olandese a Pirlo o ad Ambrosini, che sono ko. E anche su Cassano la sua scelta è obbligata: per portarlo su in vista del derby aveva il dovere di farlo giocare nella speranza che il pibe di Bari possa raggiungere uno straccio di condizione.
Nemmeno dall’infermeria le notizie per il Milan sono rassicuranti. Jankulovski può aver chiuso a Palermo la sua stagione appena cominciata in modo brillante col Napoli a fine febbraio: solo i controlli clinici potranno confermare la lesione dei legamenti del ginocchio.
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