Il panettone di San Biagio questione di fede e di gola

Oggi, per antica tradizione, se ne mangia una fetta avanzata a Natale. «Serve a evitare le malattie»

Elena Gaiardoni

«O ascendi, o discendi». Con queste parole Biagio (III-IV secolo), vescovo di Sebaste, città della Cappadocia, nonché medico, toglieva il fastidioso ingombro a chi si presentava da lui con una lisca o un osso conficcato in gola. La citazione è nei «Medicinales» di Ezio di Armida, scritto del VI secolo, il primo a indicare il nome di Biagio in quanto risanatore di coloro che hanno un problema di gola.

Milano e la Lombardia intera conservano una forte devozione nei confronti di questo Santo che ci ha lasciato una cura formidabile per guarire dal mal di gola: una fetta di panettone. È questo il miracolo che Biagio continua a fare: in un tempo in cui una fetta di dolce significa maligne calorie, oggi, 3 febbraio, ricorrenza del Santo, rappresenta invece una benigna medicina. Si usa benedire i panettoni e soprattutto la gola, intrecciando due candele, quasi che Biagio desiderasse che il sapore del Natale in realtà non finisca il 6 gennaio ma il 3 febbraio. In effetti è con il 2 febbraio che il Natale si chiude, con la festa della Candelora, che ricorda la fine dei 40 giorni della purificazione di Maria dalla nascita di Gesù, e la Madonna si presenta al tempio. 2 e 3 febbraio sono legati. Può esserci una prova. Dopo essere stato onorato per anni con un altare nella basilica di Santa Tecla, oggi Biagio è venerato in Duomo sull'altare Maggiore dove risiede anche il culto della natività di Maria.

La continuità dei riti rivive più semplicemente e con altro diletto nella continuità del sapore: i panettoni si riaprono per fare festa ancora una volta con il profumo natalizio, come fa notare il sito «Artimondo» di Artigiano in Fiera. Il settore dolciario italiano pone una nota sulla tradizione milanese del terzo giorno di febbraio, quando in mezzo a chiacchiere e frittelle carnevalesche, il panettone fa ancora la sua piacevole parte del re. Grazie a una leggenda. Pochi giorni prima di Natale una donna milanese, sfornato il «panetto» con uvetta, si recò al vicino convento chiedendo a frate Desiderio di benedire il dolce. Il frate, impegnato, se lo fece lasciare, promettendo di eseguire il compito nei giorni successivi, ma la donna non ritornò, per cui Desiderio pezzetto dopo pezzetto si mangiò l'intera delizia durante le festività.

Il 3 febbraio la signora si presentò per ritirare il suo panettone benedetto da Desiderio e quando il frate stava per confessare di averlo consumato, fu con stupore che invece vide che un panettone migliore e più grande di quello portato stava dentro l'involucro.

In Duomo Biagio è il patrono dei canonici minori. Sul loro sepolcro, posto nel transetto meridionale della Cattedrale, una lapide ricorda che vi riposano coloro che erano stati «sub tutela S. Blasii», che osserva Milano sopra una delle guglie della facciata.

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