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Facebook, la stretta di Zuckerberg: "Segnaliamo i post dei politici"

L'azienda non rimuoverà i post, nella maggior parte dei casi, come ha sottolineato Mark Zuckerberg, perchè comunque li ritiene contenuti "news-worthy", ossia rilevanti per il pubblico e la stampa

Facebook, la stretta di Zuckerberg: "Segnaliamo i post dei politici"

L'annuncio lo ha dato il Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, dalla sua pagina Facebook: il celebre social media segnalerà i post dei politici che violano le regole del social, sulla scia di quanto già fatto nelle scorse settimane da Twitter con il Presidente Usa Donald Trump. L'azienda non rimuoverà - nella maggior parte dei casi - i post, come ha sottolineato Zuckerberg, perchè comunque li ritiene contenuti "news-worthy", ovvero rilevanti per il pubblico dibattito e la stampa, ma comunque saranno segnalati. Un cambio di policy annunciato da Zuckerberg nell'anno delle elezioni presidenziali americane. "Molti dei cambiamenti che annunciamo oggi provengono direttamente dai feedback recepiti dalle comunità dei diritti civili e riflettono mesi di lavoro con i nostri consulenti, guidati dalle note esperte di diritti civili Laura W. Murphy e Megan Cacace, partner dello studio legale per i diritti civili di Relman & Colfax. Facebook è sinonimo di dare voce alle persone, in particolare le persone che in precedenza non avevano avuto voce o il potere di condividere le loro esperienze" ha sottolineato Mark Zuckerberg.

Zuckerberg scende in campo contro l'hate speech

Per quanto concerne l'hate speech, il Ceo di Facebook spiega che uno studio dell'Ue pubblicato questa settimana dimostra che "Facebook agisce più velocemente e rimuove una percentuale maggiore di messaggi contenenti incitamento all'odio rispetto le altre principali piattaforme Internet, tra cui YouTube e Twitter. Abbiamo investito molto in entrambi i sistemi di intelligenza artificiale e nei team di revisione, in modo tale da permetterci di identificare quasi il 90% del discorso di odio che rimuoviamo prima che qualcuno ci informi" afferma. Riteniamo, prosegue Mark Zuckerberg, "vi sia un interesse pubblico nel consentire una più ampia gamma di espressioni libere nei post delle persone rispetto agli annunci a pagamento". Limitiamo già alcuni tipi di contenuti negli annunci, spiega, ma"vogliamo fare di più per vietare un linguaggio divisivo usato in passato per seminare discordia. Quindi oggi vietiamo una più ampia categoria di contenuti contenenti odio nelle pubblicità". In particolare, prosegue Zuckerberg, "stiamo espandendo la nostra politica sulla pubblicità per vietare le affermazioni secondo cui persone di una razza, etnia, origine nazionale, appartenenza religiosa, casta, orientamento sessuale, identità di genere o stato di immigrazione in particolare" rappresentano "una minaccia per la sicurezza fisica, la salute o la sopravvivenza degli altri".

"Tuteleremo migranti e rifugiati", spiega il Ceo di Facebook

Facebook si schiera a favore dei migranti: "Stiamo inoltre espandendo le nostre politiche per proteggere meglio gli immigranti, i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo dalle pubblicità che suggeriscono che questi gruppi sono inferiori o che esprimono disprezzo". Con il cambio di policy annunciato da Zuckerberg, "anche se un politico o un funzionario del governo afferma qualcosa che viola gli standard di Facebook", e se la piattaforma stabilisce che "i contenuti possono portare alla violenza o privare le persone del loro diritto di voto, elimineremo tali contenuti". Come spiega l'agenzia Agi, la svolta di Mark Zuckerberg è arrivata dopo che oltre 100 aziende hanno minacciato di sospendere le loro pubblicità sulla piattaforma accusando il social di non riuscire ad arginare il fenomeno dell'hate speech, compresi i due big Verizon e Unilever.

Facebook inizierà inoltre a inserire sotto i post dei politici un link al suo "voting information center" per fare in modo che gli elettori abbiano un quadro completo delle informazioni condivise: "Questo non è un giudizio sulla correttezza dei messaggi stessi", ha precisato Zuckerberg in un video in diretta sul suo social, ma un invito agli utenti a verificare i fatti.

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