India, sacerdote compie un sacrificio umano per "mettere fine all'epidemia"

Il sacerdote indiano era ubriaco e drogato prima di commettere l’omicidio e tra lui e la sua vittima vi era un’annosa e irriducibile ostilità

India, sacerdote compie un sacrificio umano per "mettere fine all'epidemia"

In India è di recente andato in scena un macabro episodio, le cui circostanze si cerca di accertare: un “sacrificio umano” per sollecitare la fine dell’epidemia di Covid. A compiere tale atto di sangue sarebbe stato, lo scorso mercoledì, un sacerdote indù 70enne, preposto alla custodia di un tempio ubicato nello Stato federato dell’Orissa, nel nordest del subcontinente. Il fatto di cronaca si è consumato mentre il Paese asiatico registrava 167,442 casi di contagio e 4,797 vittime del morbo.

Il sacerdote incriminato per avere compiuto il sacrificio umano, riferisce il Daily Mail, si chiama Sansari Ojha, sovrintendente del tempio della dea Brahmani nella città di Bhubaneswar.

In base alla ricostruzione messa a punto dal quotidiano attenendosi ai comunicati della polizia locale, il religioso avrebbe “decapitato con un’ascia” il 52enne Saroj Kumar Pradhan. L’uccisione di quest’ultimo sarebbe avvenuta mercoledì intorno all’una di notte, all’interno del luogo sacro citato. Ojha avrebbe perpetrato la decapitazione della vittima dopo essersi ubriacato e dopo avere fumato marijuana. In base ai dettagli emersi su impulso delle prime indagini forensi, fa sapere la testata britannica, anche il malcapitato Pradhan, prima di essere ucciso, avrebbe consumato droghe.

Il presunto assassino, una volta tornato lucido, si è subito consegnato alle forze dell’ordine, che hanno contestualmente provveduto a sequestrargli l’ascia e a disporre un’autopsia sul corpo del defunto. Il settantenne avrebbe così raccontato agli inquirenti di avere messo in atto quel sacrificio umano per “adempiere l’ordine di una dea.”

Agli agenti, rimarca l’organo di stampa d’Oltremanica, il sacerdote indiano avrebbe appunto confessato che una non meglio identificata divinità gli sarebbe apparsa in sogno, poco prima di compiere l’omicidio, per comandargli proprio di sacrificare la vita di una persona al fine di determinare la cessazione dell’epidemia di coronavirus. L’assassinio di Pradhan sarebbe stato quindi inteso a soddisfare la dea in questione.

Dopo avere ascoltato il racconto fornito dall’indagato e dopo avere appurato che l’omicida e la vittima erano mentalmente alterati mercoledì notte, la polizia locale si è concentrata sui rapporti intercorsi tra Ojha e la sua vittima, venendo di conseguenza a sapere che tra i due, negli ultimi tempi, non correva affatto buon sangue. Tra il religioso e il cinquantaduenne vi era infatti, riporta il Daily Mail, un’annosa ostilità, dovuta essenzialmente alle loro contrastanti pretese su un frutteto di mango, ubicato nel villaggio di Bandhahuda.

I rapporti tra i due si sarebbero esasperati in conseguenza della recente serrata generale anti-contagio, dato che hanno dovuto trascorrere la quarantena precauzionale “condividendo la medesima stanza”.

Poco prima che Pradhan divenisse vittima del sacrificio umano era andato in scena l’ennesimo feroce litigio tra il primo e il sacerdote.

Mentre gli accertamenti della polizia indiana vanno avanti, nel Paese monta l’indignazione per quanto accaduto nello Stato dell’Orissa. A prendere con nettezza posizione contro episodi del genere sono soprattutto le organizzazioni per i diritti civili e sociali.

Ad esempio, l’attivista Satya Prakash Pati ha pronunciato le seguenti forti parole di condanna, riportate

dalla testata londinese: “È incredibile che nel ventunesimo secolo delle persone si comportino ancora in un modo così barbaro. Chiediamo quindi alle autorità di adottare provvedimenti severi contro il colpevole.”

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