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Londra, l'Alta Corte dispone l'aborto per una ragazza disabile

L'Alta Corte di Londra dispone l'aborto per una ragazza afflitta da deficit cognitivo. Anche questa volta viene tirato in ballo il "best interest"

Londra, l'Alta Corte dispone l'aborto per una ragazza disabile

Ancora una volta spunta il "best interest" quale elemento centrale di una decisione dell'Alta Corte londinese in relazione a un caso di aborto, che in questo caso colpisce una giovane madre disabile. Perché, a trovarsi incinta e al centro della storia in oggetto è una ragazza afflitta da quello che su Avvenire viene chiamato "ritardo". Trattasi di un vero e proprio handicap per cui la ragazza non ha raggiunto, a livello cognitivo, la fase adulta. E la soluzione individuata porta dritto all'aborto.

La base giuridica da cui il provvedimento è nato riguarda lo stato di salute psichica della donna, che può influire - questa è la tesi - sulle capacità di ottemperare alle funzioni proprie di una madre. Ma già ci si divide sull'intero quadro presentato. Non sfugge, ad esempio, come la gravidanza vada avanti da quasi quattro mesi. E poi c'è un dato prettamente filosofico-culturale. Soprattutto perché, anche in questo specifico contesto, si tratta di stabilire la sussistenza di un confine. Lo stesso che appare sempre più malleabile. Quello tra la libertà soggettiva, che dovrebbe sempre essere sottoposta a tutela in quanto diritto assoluto, e una deliberazione, nonostante per più di qualcuno questa possa essere tanto ragionevole quanto ragionata, proveniente da fonte statale o comunque esterna alla volontà della persona.

In maniera diversa da com'è accaduto per Charlie Gard o per Alfie Evans, che sono stati protagonisti di storie molto differenti ma per certi versi comparabili, qui non c'è un fronte familiare che combatte affinché la creatura, che dovrebbe quindi essere abortita, venga al mondo, anzi. La prescrizione sul "best interest", almeno per ora, non ha trovato oppositori sul suo cammino. Ci sarà, com'è spesso avvenuto, una spinta pro life per affermare la validità del contrario rispetto alla sentenza dell'Alta Corte.

La persona che sarebbe potuta divenire mamma non può contare poi sui propri genitori, ma su quelli adottivi: questo è un ulteriore fattore da tenere in considerazione, se non altro perché questo nucleo familiare non è affatto in disaccordo con quanto stabilito dalla giustizia. Infine c'è il mistero sull'origine dell'atto che ha fatto sì che questa ragazza si trovasse nello stato segnalato.

Vale infatti la pena sottolineare come la fattispecie di uno stupro non sia stata depennata da chi sta indagando.

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