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Il ministro della Merkel ammette: "I migranti servono a sostituire i tedeschi"

L'obiettivo dei governi di Roma e di Berlino è quello di avvicinare i propri standard. E l'immigrazione ha una precisa funzione economica

Il ministro della Merkel ammette: "I migranti servono a sostituire i tedeschi"

L’Italia ha siglato un nuovo accordo con la Germania. La Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Stefania Giannini ha firmato insieme dal ministro tedesco dell'Istruzione Johanna Wanka un accordo che introduce la cooperazione tra Italia e Germania nell'ambito della formazione professionale.

L’obiettivo, come spiega la Giannini, è quello di avvicinare il Paese al modello sociale ed economico tedesco. Un modello che secondo i ministri ha permesso alla Germania di uscire indenne dalla crisi economica che ha invece travolto l’Italia ed i Paesi del Mediterraneo.

Ma in cosa consiste il modello tedesco? Entrato in vigore a pieno regime da oltre 10 anni, da quando il governo di Schroeder mise in atto una serie di riforme volte a liberalizzare il mercato, quello tedesco è un sistema fortemente orientato all’introduzione nel mondo del lavoro. Una competenza, questa, che secondo molti esperti manca all’Italia.

“Sapere non significa saper fare” continua la Giannini. Secondo la Ministra uno dei principali motivi dell’inadeguatezza del mercato italiano rispetto a quello globale sarebbe un’eccessiva impronta classica del sistema nazionale. Per questo “l’Italia deve prendere spunto dalla Germania e colmare la discrepanza che ci divide dai tedeschi. L’accordo odierno è solo l’ultimo passo dopo il Jobs Act e La Buona Scuola per riformare radicalmente il nostro sistema”.

L’Italia punta dunque a raggiungere gli standard tedeschi. Cosa significherà questo per la vita degli italiani? Innanzitutto un maggiore precariato. Che però non sarebbe sinonimo di malessere. A spiegarlo è sempre la Giannini, secondo la quale “dobbiamo tendere sempre più verso un modello americano, in cui la flessibilità, che è sinonimo di precariato, è la base di tutto il sistema economico”.

Il Ministro Giannini poi chiarisce che "flessibilità non vuol dire automaticamente precariato" e non, come scritto, che “flessibilità significa precariato che non è sinonimo di malessere”.

Giannini è altresì convinta, diversamente da quanto evidenziato dagli autori dei resoconti, "che non si possa innestare in un sistema come quello italiano un modello tipicamente americano".

Una linea, questa, già dettata da Filippo Taddei, responsabile economico del Pd e figlio di una formazione universitaria negli States, secondo il quale “l’esempio al quale tendiamo sono gli Stati Uniti e dobbiamo sognare gli Stati Uniti d’Europa”.

Il nuovo sistema economico italiano su ispirazione tedesca e americana renderebbe il Paese maggiormente competitivo sul piano globale. Restano però ancora molti punti interrogativi, come sottolinea anche la Giannini che la Wanka, sua controparte tedesca:

Il primo riguarda la famiglia. Nella nuova società che i governi italiano e tedeschi vogliono realizzare “non ci sarà più spazio per la famiglia come la intendiamo oggi”, spiega la Giannini. La flessibilità induce le persone a spostarsi individualmente, il modello di famiglia a cui siamo abituati, che rappresenta stabilità e certezze, non esisterà più”.

Il Ministro poi chiarisce di non avere assolutamente dichiarato che la famiglia "come l'abbiamo conosciuta esisterà sempre meno", ma ha fatto riferimento alle trasformazioni sociali che il nucleo familiare, inteso come ammortizzatore sociale conosciuto nei decenni passati, ha inevitabilmente subito.

Meno famiglie significa meno figli. E quindi l’aumento della crisi demografica già in atto. Con l’1,2% di tasso di (de)crescita demografica l’Italia e la Germania detengono già il record negativo mondiale. Il che mostra come l’abbassamento della fertilità sia un fattore non legato alla dimensione economica. Come spiega la Ministra Wanka “in dieci anni la popolazione tedesca si è ridotta del 22per cento. L’unico settore in cui la produttività è diminuita è quello dei figli”.

Come fare, dunque, per supplire a questa decrescita? Importando i migranti. Secondo il ministro Wanka in questo contesto “i nuovi arrivi hanno una precisa funzione economica, perché vanno a inserirsi all’interno di uno spazio lasciato vuoto”.

E che in qualche modo va colmato.

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