Morì per l’infezione, condannata la Asl

Piero Pizzillo

Un ragazzo di 18 anni, Marcello F., il 28 luglio del 1993 rimaneva vittima di un incidente stradale, riportando lesioni gravi. Subito ricoverato all’ospedale San Martino, moriva il 15 agosto per aver contratto «uno stato setticemico con endocardite (staphlylococcus aureus)». L’autopsia disposta dalla magistratura aveva cioè accertato che il giovane era stato colpito da un’infezione, contratta probabilmente durante la permanenza in ospedale. Nei giorni scorsi il giudice unico della prima sezione stralcio, avvocato Giuseppe Casalino, ha condannato la Regione Liguria a versare a ciascuno dei genitori la somma di 100 mila euro, quale risarcimento del danno morale e esistenziale, «tenuto conto anche delle sofferenze tragiche per la dipartita del figlio giovanissimo». Ovvimente il suddetto importo dovrà essere aggiornato con il pagamento degli interessi e della rivalutazione monetaria, mentre il giudice ha stailito che l’ente Regione dovrà pagare anche le spese legali e di giudizio ammontanti a 10 mila euro.
La causa civile era stata promossa dai genitori della vittima, assistiti dall’avvocato Roberto Forgione, nei confronti dell’Usl 3, poi diventata azienda ospedaliera S. Martino, dipendente dalla Regione. Il giudice, anche sulla base della consulenza del medico legale di Pavia, Luca Taiana, ha accertato che «l’endocardite settico ulcerosa», in altre parole l’infezione, è insorta durante la degenza in ospedale, e, comunque, va considerata, come una complicazione delle lesioni riportate nell’incidente.

Secondo il giudice, ai fini del risarcimento, la responsabilità è dell’ospedale ed è riconducibile alle prestazioni del personale (medici, infermieri e ausiliari). Pertanto, spettava all’ospedale dimostrare l’assenza di «colpa» dei dipendenti.

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